Un grande futuro dietro le spalle della mostra

Il coraggio di non arrendersi nell’anno della grande emergenza e un passato fatto di tanti visitatori illustri, da Visconti a Mitterrrand.

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di Salvatore Mannino

Ci voleva coraggio. In fondo, era più facile arrendersi, era più facile fare come per tanti altri eventi di spessore, storici e meno storici, in giro per l’Italia: mollare per un anno, con la giustificazione del Covid, e cominciare a pensare già al 2021, nella speranza che per allora il virus non sia più una minaccia. Lo hanno fatto i più, anche manifestazioni di enorme prestigio e richiamo come il Palio (o più in piccolo la Giostra). Si sono fermate le scuole, le discoteche, persino il calcio che gioca a porte chiuse, perchè non poteva arrendersi alla (mala)sorte anche Cortonantiquaria? Invece no, la più celebre in Italia, e nel mondo, delle manifestazioni antiquarie aretine (una provincia leader nel settore) non chiude per pandemia, anche a costo di cambiare le date e la sede: da Palazzo Vagnotti, indisponibile, al centro convegni di Sant’Agostino.

E’ un po’ un ritorno alle origini, a quel 1963 in cui l’allora Mostra del Mobile Antico, aprì i battenti proprio nei giorni di Ferragosto, in una location improvvisata, con gli spazi degli stand disegnati a gesso, sotto la spinta di due giganti dell’antiquariato aretino come Ivan Bruschi, non ancora padre della più popolare iniziativa del comparto, la Fiera Antiquaria che sarebbe nata nel giugno 1968, e il cortonese Giulio Stanganini. Organizzazione alla buona, allora, ma qualità altissima, negli anni d’oro in cui un mobile, un quadro, un oggeto antico erano il must nelle abitazioni della nuova borghesia che stava emergendo dal Boom.

Lo spirito è un po’ quello, non partire stavolta da un paese, l’Italia, che stava uscendo dalla miseria ed era alla ricerca di simboli di affermazione sociale, ma ripartire dopo la peggiore crisi che gli italiani abbiano vissuto dal dopoguerra in avanti. Inutile storcere la bocca, insomma, se gli espositori, il pubblico, persino gli oggetti in mostra non sono quelli dei tempi belli. Potrà anche essere e non è detto, ma l’importante stavolta era esserci, era dare il segno della continuità in un paese ancora segnato dall’emergenza.

Lo aveva fatto per prima la Fiera di Ivan Bruschi, che si rivolge ovviamente a una clientela più "bassa" rispetto a Cortontiquaria, e che fin da giugno ha premuto per ricominciare, lo fa adesso l’altra creatura del commendatore, uno che ha fatto la storia dell’antiquariato nazionale e la fortuna di quello locale. E’ quasi un noblesse oblige, del resto, nel senso che l’antica Mostra del Mobile è la primogenita delle manifestazioni del settore, sorta pressochè in contemporanea con la Biennale fiorentina di Palazzo Strozzi (ora Palazzo Corsini), un ponte tra le tradizioni delle dimore patrizie e delle grandi famiglie e le aspirazioni sociali di un ceto nuovo, venuto sù dal niente ma pronto a innervare una borghesia ormai asfittica. Anche passando dalle sale di Cortontiquaria e staccando cospicui assegni per pezzi unici in case uniche.

E’ questa in fondo la storia quasi sessantenale della mostra cortonese, una storia fatta di cose belle, collaterali di richiamo e personaggi famosi, o destinati a diventare famosi. Il prino arrivò già alla prima edizione, quella del 1963, presenza discreta, come era suo costume, ma gusto straordinario. C’è bisogno di dire che era Luchino Visconti, grande regista reduce dal successo del "Gattopardo", film che basta da solo a dimostrarne l’attenzione al particolare artistico e ambientale, ma soprattutto, per quanto uomo di sinistra, ultimo rampollo di una delle grandi famiglie milanesi delle buone cose di ottimo gusto?

Negli anni successivi di nomi illustri nelle stanze di Palazzo Vagnotti se ne sono visti tanti. Altri uomini di cinema come John Huston, regista che non ha bisogno di presentazioni, e George Lucas, il padre della saga di "Guerre stellari", politici quali Amintore Fanfani, il genius loci con le sue origini aretine, Giorgio Napolitano, che non immaginava ancora di diventare presidente della repubblica, e soprattutto Francois Mitterand, il presidente francese che con Cortona ha sempre avuto un rapporto speciale. Per dirla con Gassman, è un grande futuro dietro le spalle.