Uguccione della Faggiola fu un capitano di ventura, ottenne incarichi importanti e farsi largo nella scena politica del basso Medioevo aretino e non solo. Nacque intorno al 1250 a Casteldelci, da una famiglia feudale con possedimenti in Romagna, Marche e Toscana. Fin da giovane mostrò attitudine alla guerra e al comando - lo stesso Dante lo descrisse come “membruto e rubesto soldato” - si fece strada grazie alla famiglia Ubaldi, ottenendo la carica di podestà ad Arezzo nel 1292, incarico che ricoprirà sei volte, a fasi alterne. Si affermò come esponente dei ghibellini e combatté numerose battaglie contro i guelfi. Una svolta nel suo indirizzo politico si ebbe quando, abbandonando le posizioni ghibelline, ricercò accordi con la Chiesa, recandosi a Roma per la cancellazione delle censure ecclesiastiche disposte contro lui e la conferma dei suoi possedimenti.  Sarà il 1315 l’anno del massimo splendore con la battaglia di Montecatini, che estese la sua fama di abile condottiero a tutta la penisola. Nel 1316 i pisani lo cacciarono e si rifugiò da Cangrande I Della Scala, che lo fece podestà di Vicenza. Si pensa che Dante alluda a lui quando scrive “verrà il Veltro il quale disperderà la cupidigia dominante nel mondo”. Uguccione morì di malaria nel novembre 1319.

Cronaca

Il personaggio: condottiero noto in tutta la penisola, una volta cacciato si rifugiò a Vicenza



Uguccione della Faggiola fu un capitano di ventura, ottenne incarichi importanti e farsi largo nella scena politica del basso Medioevo aretino e non solo. Nacque intorno al 1250 a Casteldelci, da una famiglia feudale con possedimenti in Romagna, Marche e Toscana. Fin da giovane mostrò attitudine alla guerra e al comando - lo stesso Dante lo descrisse come “membruto e rubesto soldato” - si fece strada grazie alla famiglia Ubaldi, ottenendo la carica di podestà ad Arezzo nel 1292, incarico che ricoprirà sei volte, a fasi alterne. Si affermò come esponente dei ghibellini e combatté numerose battaglie contro i guelfi. Una svolta nel suo indirizzo politico si ebbe quando, abbandonando le posizioni ghibelline, ricercò accordi con la Chiesa, recandosi a Roma per la cancellazione delle censure ecclesiastiche disposte contro lui e la conferma dei suoi possedimenti. 
Sarà il 1315 l’anno del massimo splendore con la battaglia di Montecatini, che estese la sua fama di abile condottiero a tutta la penisola. Nel 1316 i pisani lo cacciarono e si rifugiò da Cangrande I Della Scala, che lo fece podestà di Vicenza. Si pensa che Dante alluda a lui quando scrive “verrà il Veltro il quale disperderà la cupidigia dominante nel mondo”. Uguccione morì di malaria nel novembre 1319.

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