Uccise il marito con il mattarello: condannata a nove anni e 4 mesi

Per Clara Vannini il Pm aveva chiesto 16 anni, il giudice ha optato per una pena minore facendo prevalere la seminfermità mentale sull'aggravante del rapporto di parentela

Clara Vannini all'arrivo in tribunale

Clara Vannini all'arrivo in tribunale

Arezzo, 17 luglio 2018 - Aveva ucciso il marito a colpi di mattarello, a Terranuova Bracciolini, di ritorno dalla festa del Perdono. Oggi è stata condannata ad una pena di nove anni e quattro mesi.

E' la sentenza a carico di Clara Vannini, colpevole dell'omicidio del marito Enzo Canacci. Il Pm Angela Masiello aveva chiesto una condanna a 16 anni. Il giudice Fabio Lombardo ha optato per una pena minore facendo prevalere la seminfermità mentale sull'aggravante del rapporto di parentela.

Il quadro del delitto era apparso abbastanza chiaro fin dai primi giorni, già dopo l'autopsia condotta alla Gruccia sul corpo di Enzo Canacci. "Enzino", come lo chiamavano tutti a Terranuova, era stato ucciso con il mattarello: confermato così che il colpo fatale sia stato assestato proprio con il classico strumento da cucina.

E l'esame aveva posizionato il delitto intorno alle 17: come dire poco dopo il bisticcio in piazza, del quale c'erano stati vari testimoni. Da allora la moglie era rimasta in casa con il marito morto per quasi sei ore, essendo arrivata la figlia solo alle 22.30. 

La donna era stata portata nel carcere di Sollicciano: 58 anni, collega del marito sul lavoro, lo aveva colpito prima ripetutamente con un mestolo. Poi gli aveva fracassato la testa con uno di quegli oggetti che un tempo erano la base di una cucina e oggi sono "pensionati" dagli elettrodomestici. E poi, dopo l'allame dato dalla figlia, aveva aspettato i carabinieri sul divano di casa. Dopo aver tentato il suicidio, con una serie di pasticche e sonniferim era stata portata in ospedale.

La vittima aveva 62 anni, viveva con la moglie e la figlia in via delle Case, alla periferia della città, quasi di fronte all'Abb: Enzo Canacci era un personaggio amato in città, impiegato dell'Arca Enel (l'associazione ricreativa dell'ente elettrico) in pensione, per anni presidente dell'Avis, la chiave del volontariato e di tanti eventi che hanno nel tempo scosso e animato la vita di uno dei centri cresciuti più rapidamente in tutta la provincia. 

Alla base una situazione di tensione che evidentemente serpeggiava ormai da tempo. L'uomo era ormai da qualche anno gravemente malato, colpito da un ictus, in difficoltà a muoversi, appeso al suo bastone, in balìa di una malattia irreversibile.