Uccide il babbo col fucile: assolto, 10 anni in un centro. "Sono contento" racconta

Alla base la perizia degli esperti: anche l'accusa aveva chiesto l'assoluzione. Affidato ad una struttura di terzo livello

Raffaele e Giacomo Ciriello

Raffaele e Giacomo Ciriello

Arezzo, 21 marzo 2018 - Ha ucciso il babbo con un colpo di fucile ma è stato assolto. Giacomo Ciriello, il diciottenne che aveva ucciso il babbo Raffaele a Lucignano, non andrà in carcere ma in una struttura di terzo livello, esattamente come aveva chiesto stamani la stessa Pm Laura Taddei.

Proprio la pm aveva proposto l’assoluzione con l’affidamento ad una Rems, una struttura di terzo livello. In pratica si tratta di Residenze Sanitarie per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza detentive: accolgono autori di reato, giudicati non punibili per riconosciuta infermità mentale, totale o parziale, ma comunque considerati  socialmente pericolosi e da qui l'applicazione della misura di sicurezza.

Viceversa la difesa aveva chiesto l'accoglienza in una struttura di secondo livello, meno restrittiva di quella proposta dal Pm. Dopo le 13 è arrivata la sentenza del gup Giampiero Borraccia.

Ad ascoltarla c'era anche Giacomo, affiancato dalla mamma e dagli educatori del centro di Prato dove è rimasto in questi mesi e naturalmente dal suo avvocato Stefano Del Corto. Capelli lunghi, il volto molto diverso da quelle foto che lo ritraevano praticamente bambino e circolate nei giorni del delitto, lo sguardo fragile di chi probabilmente sta ricercando se stesso dopo quella notte da incubo. 

Giacomo dovrà restare nella strutturA per dieci anni. E dopo un anno di silenzio, è lui stesso a parlare: «Sono contento ed emozionato per questa sentenza, spero che le cose ora vadano per il meglio e che il percorso da seguire mi possa far ritrovare un posto nella società civile».

Determinanti, dicevamo,gli esperti della psichiatria forense. La loro perizia (curata da Massimo Marchi come specialista, insieme a Massimo Forgeschi) ha già stabilito che il ragazzo era totalmente incapace di intendere nel momento in cui uccise. La tesi che il Gup ha accolto su tutta la linea. «Scompenso psicotico», avevano spiegato gli esperrti, con «intuizioni deliranti». Il vizio completo di mente implica la non punibilità. E la decisione di non luogo a procedere puntualmente arrivata a chiudere questa lacerante tragedia familiare.