Ubi, il piano di Intesa: otto sportelli "tagliati", ecco quali sono

Centro direzionale salvo? Si tratta ancora ma i sindacati sono ottimisti. Sparisce Saione, assorbita da via Roma mentre Pescaiola si prende l’ex Cassa

Uno sportello bancario (foto di repertorio)

Uno sportello bancario (foto di repertorio)

Arezzo, 1 marzo 2021 - Il gigante sfronda i rami. Ecco dunque che il primo gruppo bancario nazionale e uno dei primi in Europa, quello di Intesa che si appresta a inglobare anche Ubi (qui significa ex Etruria) presenta il piano industriale post-fusione, nel quale spariscono otto sportelli in tutta la provincia, due in città, sette fra Valdarno e Valdichiana. Non ci saranno però tagli da lacrime e sangue, fatti con l’accetta, di quelli che lasciano il segno.

Come è ormai tradizione di Intesa, sarà tutto più felpato, gestito con prudenza, senza esuberi da lasciare in mezzo alla strada ma con il personale in eccesso avviato verso il prepensionamento. Nessuno, dunque, sale sulle barricate, anche perchè nel sindacato c’è ottimismo pure la sorte del centro direzionale di via Calamandrei, 300 persone cui trovare un futuro.

Non diventerà la direzione interregionale della Banca dell’ad Carlo Messina, per quello ci sono già gli uffici di Novoli dell’ex Cassa di Risparmio, ora una divisione di Intesa appunto, ma potrebbe rimanere comunque un polo direzionale.

In tal senso, spiega Fabio Faltoni, degli autonomi di Fabi, sono state chieste garanzie sia per Arezzo che per Iesi, un tempo quartiere generale di Banca Marche, che fu anch’essa fra gli istituti acquisiti da Ubi, al prezzo simbolico di un euro, dopo il gran pasticcio delle banche poste in risoluzione con il decreto del 22 novembre 2015, quello che ridusse a carta straccia le famigerate obbligazioni subordinate di Bpel. Bene, ma questo è un passato ormai lontano.

Di Etruria a questo punto resta ben poco: non il nome e nemmeno l’identità del gruppo che con l’inglobamento di Ubi è stato spartito qui ad Arezzo quasi a metà fra quanto è rimasto in Intesa (il centro direzionale, 13 sportelli, Casa Bruschi e anche il Caffè dei Costanti) e ciò che invece già da una settimana è transitato in Bper: 16 filiali, la sede storica di via Crispi, il settore orafo e il mitico caveau, gonfio di lingotti.

Restavano tuttavia, dal lato di Intesa, delle sovrapposizioni importanti fra le filiali ex Etruria e quelle ex Cassa di risparmio, che si guardano da vicino nel capoluogo ma soprattutto in provincia, dove in alcuni paesi sono letteralmente una davanti all’altra. Ecco dunque le forbici del piano appena presentato, che ora con pudore si chiamano sinergie. In città chiude lo sportello Ubi di piazza Saione, che sarà riassorbito (conti correnti, attività economiche e anche personale) dal quartier generale di Intesa in via Roma (lo storico palazzo dei Portici).

A Pescaiola, invece, accade il contrario: resta aperta la filiale già Ubi che ingloba quella vicina ex Cassa, nella sede ristrutturata da qualche anno del Foro Boario. E’ il solo caso in cui a chiudere è uno sportello già Intesa. Perchè in Valdarno (San Giovanni e Montevarchi), così come in Valdichiana (Camucia, Foiano e Monte San Savino) a fermare le macchine sono le sedi ancora di Ubi.

Lo stesso accade a Rigutino, che è geograficamente Arezzo ma di fatto è l’inizio della Valdichiana. In tutto sono una cinquantina di dipendenti da ricollocare nel corpaccione del gigante Intesa. Peraltro, esiste già un accordo con il sindacato che prevede 7 mila prepensionamenti fra i circa 20 mila dipendenti Ubi, con 3500 nuove assunzioni.

Dicono i protagonisti che ci sia già la fila per uscire, il che agevola i progetti di una fusione che sarà operativa, con la definitiva scomparsa di Ubi, da metà aprile