Turismo di Ferragosto: Piazza Grande un'isola nella città deserta

Le presenze, sempre con il freno, scattano da via Seteria in su: sotto le vetrine chiuse e la caccia ai bar, sopra il derby tra i locali

Il turismo di Ferragosto

Il turismo di Ferragosto

Arezzo, 17 agosto 2019 - «Una volta qui c’era la coda il giorno di Ferragosto: ora guardi». Angioletta Barneschi dalla splendida pedana di Gnicche affacciata su piazza Grande ti apre come un sipario il colpo d’occhio sul mattonato. E su un’estate che viaggia a due cilindri. No, i numeri non sempre tornano neanche a ridosso del pozzo: però il confronto con il resto del centro è impietoso. Perché nel giorno di Ferragosto, e spesso non solo, un muro sembra dividere le due città.

Una volta era al Canto de’ Bacci e lì si fermava la vita, senza salire in alto. Oggi è in via Seteria ma stavolta disegna l’isola del turismo. Gli stranieri ci sono, sono partiti tardi e arrivati più tardi ancora ma non si può dire che abbiano ignorato Arezzo. Certo, non bastano a sanare la falsa partenza nè a rimettere in equilibrio i bilanci di chi lavora. E che non tornano, quasi da nessuna parte.

Però quelli che ci sono ormai sembrano concentrarsi tutti nella città alta. Soffre perfino San Francesco, la piazza degli aperitivi, anche se resta l’altra «boa» nell’azzurro mare di Ferragosto. Sotto il muro c’è la caccia al bar. Non tutti sono chiusi, beninteso. C’è chi è aperto a oltranza, come «My Way» in cima al Corso, come Pascucci ai Portici, come la vetrina storica dei Costanti.

C’è chi sempre sul Corso fa di necessità virtù. Si inventano orari modulari e creativi. «Stefano» resta aperto fino alle 15, in una tirata dalle 6 di mattina. Tiffany apre mezza giornata secondo lo stile adottato a luglio e ad agosto, Fuori dell’asse centrale,a cominciare dai vicoli intorno, le eccezioni non mancano: perfino in Guido Monaco, dove si adotta per Ferragosto solo una chiusura lunga a cavallo del pranzo. I negozi sono in ritirata.

E te lo confermano con franchezza dalle vetrine, dove vengono indicate le date di riapertura. L’impressione è che davanti agli incassi magri in tanti siano tornati alle ferie lunghe: che costi più aprire che chiudere? Le eccezioni ci sono, dal lato alto del Corso ad alcune catene e ai «soldati» del commercio a oltranza. Ma almeno per Ferragosto galleggiano lontano dall’isola del turismo: che cresce intorno a piazza Grande.

Il fermento inizia a ridosso della Pieve: le gastronomie che campeggiano, i pub e finalmente i locali su piazza. Che si sono moltiplicati oltre ogni precedente. Se il piatto fosse sempre quello non tutti mangerebbero: il piatto è cresciuto in proporzione, la piazza calamita una percentuale maggiore di quanti si affacciano in città, ma non in valori assoluti, almeno in questa estate da dimenticare.

E così chi ne vive le sorti gioca il tutto per tutto pur di spostare l’ago della bilancia dalla propria parte. Intorno una città sonnolenta, intorpidita dal caldo neanche esagerato a Ferragosto, sospesa tra le piscine del mare dietro l’angolo e le sagre della tavolata «trasgressiva». Chi c’è aspetta chi manca per lasciarsi alle spalle l’estate. Chi manca mette le foto su Facebook. Tutti e due, in fondo, aspettano solo di rivedersi.