
Adesione massiccia dei pompieri allo screening promosso dal Dipartimento nazionale
Arezzo, 20 luglio 2025 – “Dovevamo essere venticinque, ma siamo diventati cinquanta. Tutti vogliamo sapere la verità”. Andrea Bindi è uno dei cinquanta vigili del fuoco che si sono sottoposti allo screening lanciato dal Dipartimento nazionale per fare luce sui casi delle morti sospette di tre pompieri aretini colpiti tra il 2022 e il 2023 da un tumore cerebrale molto aggressivo.
Perchè ha deciso di aderire allo screening?
“Dopo il clamore della vicenda e la sacrosanta battaglia delle famiglie che ha portato al risultato, importantissimo, dell’indagine conoscitiva, aderire per rispetto nei confronti dei colleghi scomparsi, dei loro familiari e anche dei pompieri attualmente in servizio”.
In cosa è consistito il test? E i risultati?
“Analisi ematiche e del capello. Sono stati eseguiti al Comando di Forlì in collaborazione con l’Università di Bologna. Siamo in attesa dei risultati ma dovrebbero arrivare a breve”.
Come spiega l’adesione massiccia dei vigili del fuoco aretini?
“Sì, è stata un’adesione molto consistente, siamo partiti inizialmente con un gruppo di 25 poi cresciuto: sono 50 i pompieri sottoposti al test - tra operativi e a riposo - su un totale di circa 160 vigili del fuoco. Tutti i colleghi hanno voluto dare un senso a questa battaglia per tenere alta l’attenzione sulla salute dei lavoratori e la necessità di fare chiarezza rispetto a una vicenda che ha destato molta preoccupazione e profonda tristezza per la perdita di tre colleghi, conosciuti e stimati”.
Qual è il clima in caserma?
“C’è preoccupazione. Noi siamo abituati e formati a un lavoro che comporta affrontare il pericolo, non abbiamo paura e lo facciamo con professionalità ma si tratta sempre di rischi esterni. Non vogliamo essere esposti a rischi interni: in altre parole il pericolo viene da fuori, non può venire dall’interno, non può essere “fuoco amico“. E comunque, indipendentemente dall’esito dello screening, nel caso dovesse risultare negativo, questa battaglia deve continuare”.
Come?
“Andremo a scandagliare altri elementi, oltre al Pfsas”.
Ha lavorato con Ralli, Ponti e Marraghini. Che esperienza è stata, come li ricorda?
“Bellissima e altamente formativa, Antonio è stato il mio catechista ma memtre lui tentava di insegnarmi il catechismo, io continuavo a chiedergli di diventare vigile del fuoco, come lui. Maurizio e Mario erano persone speciali, ero amico di tutti e tre”.
Li ha visti ammalarsi?
“Sì, c’è stato un momento in cui sembrava che ce la potessero fare, hanno lotatto fino all’ultimo e le assicuro che vederli spegnersi è stata durissima. Maurizio se n’è andato poco prima della pensione”.
Cosa le hanno insegnato?
“A non mollare”.
I familiari hanno lanciato una nuova iniziativa social. Può essere d’aiuto nella ricerca della verità?
“Lo stanno facendo un maniera corretta, compatta e molto chiara. Sulla piattaforma social divulgano informazioni e raccolgono gli elementi e le segnalazioni che arrivano da tutta Italia. Credono in questa battaglia e come rappresentante sindacale, sono segretario provinciale del Conapo, li sostengo. Ma senza la loro determinazione e la loro iniziativa non saremmo arrivati a questo punto. La vera forza sono loro”.
Come è nata la sua passione per i vigili del fuoco?
“Vesto la divisa dei pompieri da quindici anni. Era il mio sogno fin da bambino: è una passione diventata professione. Mio padre mi parlava sempre del pompiere Nando Broglio che non riuscì a salvare il piccolo Alfredino caduto nel pozzo, ma non lo abbandò fino all’ultimo istante. è stata la sua figura a farmi appassionare alla professione. E a Nando ho dedicato il mio libro”.