Tredicesime, entrano più milioni nelle famiglie ma le spese calano

Dei 215 milioni solo 178 in consumi Per regali e acquisti 169 euro a testa, il 30% in meno di prima della crisi. vincono moda, informatica e elettrodomestici

Soldi

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Arezzo, 10 dicembre 2019 - Sarà un Natale nel segno dell’incertezza, anche sul fronte delle tredicesime. Che crescono ancora, almeno in valore nominale, ma sempre meno vengono dedicate alle spese per le quali erano nate, quelle delle feste di fine anno. Il resto se lo mangiano le tasse di dicembre e gennaio e gli impegni accumulati in vista della gratifica, dai piccoli debiti alle bollette.

Eppure la torta resta sempre robusta, la maggiore iniezione di liquidità nel sistema commerciale di tutto il 2019. Ben 178 milioni che da qui al 24 dicembre verranno bruciati in regali, acquisti personali e altri consumi.

La fonte è l’ufficio studi di Confcommercio, cui si deve uno studio che La Nazione si è poi occupata di attualizzare in chiave locale, trasformando le cifre nazionali in numeri di questa provincia. Il monte tredicesime, dunque, è quest’anno di 215 milioni, a prima vista in crescita rispetto al 2018 (211 milioni) e anche nei confronti degli anni belli prima della crisi mai superata del tutto (181 milioni nel 2008).

Eppure il reddito disponibile degli italiani, e anche degli aretini, va diminuendo: i 20.915 euro a testa del 2007 sono scesi nel 2019 a 19.256, in leggera ripresa rispetto al 2013 (il picco negativo, 18.144 euro) ma senza aver ancora recuperato il valore di dodici anni fa. Ecco allora che le tredicesime diventano un tampone per rimediare a quanto la gente ha perso nel resto dell’anno.

Ci sono dunque non solo le tasse e i canoni dei più vari tipi (l’Imu che scade il 15 dicembre, il bollo auto e il canone Rai) che si portano via qualcosa come 36 milioni, ma anche i soldi che Confcommercio conteggia come consumi, ma che non finiranno nei negozi o nella grande distribuzione: affitti, pagamenti di utenze (cioè bollette) e servizi vari. Il risultato è che la spesa procapite destinata direttamente al Natale scende dai 244 euro a persona del 2009 ai 169 di adesso, con una caduta del 30 per cento.

E’ la conferma nei numeri di quella che era stata l’impressione visiva dell’8 dicembre, tradizionale giorno di inizio della kermesse dei regali: strade dello shopping piene, ma vetrine semivuote. Un sentimento di incertezza sul futuro che si riflette anche nel sondaggio di Confcommercio: il 68% (erano il 70 nel 2018) degli intervistati prevede ancora un Natale in tono dimesso, anche se poi l’86,9 dichiara che farà comunque regali.

Magari meno sontuosi del passato, perchè calano i consumi individuali (17.659 euro, il 4% in meno del 2007) e la ricchezza (131 mila euro a fronte dei 144 mila di 12 anni fa), a sua volta divisa in patrimonio immobiliare (75 mila euro a testa, ma erano 87 mila) e investimenti finanziari (55 mila euro contro 57 mila). Negli anni della crisi, insomma, gli aretini hanno consumato il grasso e sono sempre più indifesi rispetto a una congiuntura economica che resta difficile.

Il che non toglie che i consumi previsti da tredicesima e redditi di lavoro autonomo siano di 1278 euro a famiglia, di cui però solo meno della metà finirà negli esercizi commerciali in sede fissa: 594 euro, il 7% in meno del 2008. La corsa agli acquisti di Natale resta in ogni caso la stagione commerciale più importante dell’anno, come da tradizione.

Novembre e dicembre valgono il 18 per cento degli acquisti del 2019, con tre settori che fanno la parte del leone: l’abbigliamento che a sua volta rappresenta il 20% delle spese, gli elettrodomestici (il 23%) e l’informatica (il 19%). Dal Black Friday alla Vigilia gli aretini verseranno nelle casse delle vetrine 55 milioni, un quarto delle tredicesime. Tanta roba, anche al tempo della stagnazione senza fine.