di Alberto Pierini  Bacia non la principessa ma il centro che dorme: anzi dormicchia, con un occhio solo, perché sotto sotto il turismo non si è mai del tutto interrotto. Però un pisolino se lo è regalato: tanti ristoranti dopo la maratona di Natale hanno tirato giù i bandoni e si sono regalati un po’ di meritato riposo. Il bacio della Fiera li risveglia. Lei, l’antiquaria, con il suo carico di banchi torna a soffiare sul centro. E soprattutto riprende il ruolo che interpreta ormai dal 1968: il weekend di punta del mese. Viva i mercatini di Natale ma la due giorni è ossigeno puro per le fortune della città vecchia. L’edizione di febbraio, da sempre, non è una delle più spavalde. Un po’ il tempo, un po’ l’isola di nessuno dopo le feste frenano gli entusiasmi. Però ormai niente è più scontato. Gli stand hanno funzionato perfino a gennaio, incastrati tra la notte di San Silvestro e Capodanno. E’ vero, allora c’era ancora una fetta della città di Natale a tenere botta. Ma quel risultato sorprendente alimenta anche le speranze per oggi. E i locali lo confermano, riaprendo in forze o avendo riaperto all’immediata vigilia. Segnali non ce ne sono granchè ma in realtà vanno sempre presi con le molle. La Fiera ricomincia la battaglia con il suo peggiore nemico di questi ultimi anni: il calo degli espositori. Quelli che ci sono tengono alta la baracca, con sforzi mai abbastanza apprezzati. Ma nelle edizioni minori avverti che i numeri sono troppo bassi. A pieno regime si superano di poco i 200 protagonisti e questo pesa sul percorso come non mai. Lo "sfratto" degli artigiani dalla Badia, chissà perché trasferiti in una costola estranea all’evento come Sant’Agostino, impoverisce l’offerta. Gli obiettivi? Da marzo cominceranno ad affacciarsi alcuni degli antiquari che avevano mollato nel tempo. "Li abbiamo ricontattati tutti – conferma alla Fondazione il presidente Simone Chierici – non saranno subito tanti ma è un inizio". In base ai numeri saranno innestati nel percorso o concentrati in uno dei punti forti, tanto per ridargli entusiasmo. Del bando per ora non c’è traccia. Il ritorno delle aste punta i radar soprattutto su ottobre, ma ancora non ci sono garanzie. L’unica è che le cose da mesi vanno benino con poche stecche e quindi è quella di allungare la classifica. Intanto si apre uno spiraglio per la straordinaria del 25 aprile, vecchio cavallo di battaglia del nostro giornale: archiviata per le difficoltà logistiche ma in passato spesso vincente, anche perché quel giorno i turisti ci sono, eccome. L’edizione di maggio non è ravvicinata. "Faremo un tentativo per sondare gli antiquari e capire le eventuali adesioni" dice Chierici. Uno spiraglio, beninteso, niente di più. Ma l’occasione sarebbe ghiotta. E ricordiamoci sempre che anche chi in prima battuta non aderisce, poi se la Fiera si fa in genere arriva comunque. Perché l’Antiquaria, per dirla con il vecchio spot, è la più bella e la più grande. E il suo bacio sveglia ogni volta la città.

Cronaca

di Alberto Pierini

Bacia non la principessa ma il centro che dorme: anzi dormicchia, con un occhio solo, perché sotto sotto il turismo non si è mai del tutto interrotto. Però un pisolino se lo è regalato: tanti ristoranti dopo la maratona di Natale hanno tirato giù i bandoni e si sono regalati un po’ di meritato riposo. Il bacio della Fiera li risveglia.
Lei, l’antiquaria, con il suo carico di banchi torna a soffiare sul centro. E soprattutto riprende il ruolo che interpreta ormai dal 1968: il weekend di punta del mese. Viva i mercatini di Natale ma la due giorni è ossigeno puro per le fortune della città vecchia. L’edizione di febbraio, da sempre, non è una delle più spavalde. Un po’ il tempo, un po’ l’isola di nessuno dopo le feste frenano gli entusiasmi. Però ormai niente è più scontato.
Gli stand hanno funzionato perfino a gennaio, incastrati tra la notte di San Silvestro e Capodanno. E’ vero, allora c’era ancora una fetta della città di Natale a tenere botta. Ma quel risultato sorprendente alimenta anche le speranze per oggi.
E i locali lo confermano, riaprendo in forze o avendo riaperto all’immediata vigilia. Segnali non ce ne sono granchè ma in realtà vanno sempre presi con le molle. La Fiera ricomincia la battaglia con il suo peggiore nemico di questi ultimi anni: il calo degli espositori. Quelli che ci sono tengono alta la baracca, con sforzi mai abbastanza apprezzati. Ma nelle edizioni minori avverti che i numeri sono troppo bassi. A pieno regime si superano di poco i 200 protagonisti e questo pesa sul percorso come non mai. Lo "sfratto" degli artigiani dalla Badia, chissà perché trasferiti in una costola estranea all’evento come Sant’Agostino, impoverisce l’offerta.
Gli obiettivi? Da marzo cominceranno ad affacciarsi alcuni degli antiquari che avevano mollato nel tempo. "Li abbiamo ricontattati tutti – conferma alla Fondazione il presidente Simone Chierici – non saranno subito tanti ma è un inizio". In base ai numeri saranno innestati nel percorso o concentrati in uno dei punti forti, tanto per ridargli entusiasmo. Del bando per ora non c’è traccia. Il ritorno delle aste punta i radar soprattutto su ottobre, ma ancora non ci sono garanzie. L’unica è che le cose da mesi vanno benino con poche stecche e quindi è quella di allungare la classifica.
Intanto si apre uno spiraglio per la straordinaria del 25 aprile, vecchio cavallo di battaglia del nostro giornale: archiviata per le difficoltà logistiche ma in passato spesso vincente, anche perché quel giorno i turisti ci sono, eccome. L’edizione di maggio non è ravvicinata. "Faremo un tentativo per sondare gli antiquari e capire le eventuali adesioni" dice Chierici. Uno spiraglio, beninteso, niente di più. Ma l’occasione sarebbe ghiotta. E ricordiamoci sempre che anche chi in prima battuta non aderisce, poi se la Fiera si fa in genere arriva comunque. Perché l’Antiquaria, per dirla con il vecchio spot, è la più bella e la più grande. E il suo bacio sveglia ogni volta la città.

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