"Tesoro di monete d'oro? Trafugato in una chiesa": Pecorelli indagato per ricettazione

La procura di Grosseto sequestra la cartina geografica con le indicazioni e le chiavi di un garage a Porto Santo Stefano. La reazione dell'ex arbitro Davide Pecorelli

Davide Pecorelli

Davide Pecorelli

Arezzo, 7 ottobre 2021 - Nuovi guai giudiziari in vista per Davide Pecorelli, l’imprenditore umbro-toscano ed ex arbitro di calcio dato per morto in Albania da gennaio e ritrovato nei giorni scorso naufrago a ridosso dell’isola di Montecristo. La Procura di Grosseto, infatti, ha notificato al 45enne l’avvio di un’indagine per ricettazione delle monete d’oro rubate nel 2019 a San Mamiliano di Sovana (dal valore, a quanto pare, di circa 400mila euro).

L’esperto di numismatica che Pecorelli avrebbe tentato di contattare per una valutazione delle monete d’oro, aveva detto: «Il tesoro di Montecristo ha radici sicuramente letterarie che a loro volta arrivano da probabili leggende locali, sta di fatto che quello che è stato identificato come comodità giornalistica ‘tesoro di San Mamiliano’, è un tesoro di circa 500 monete d’oro ritrovato in una chiesetta di Sovana, nel Grossetano, nel 2004: nel 2012 è stato esposto in parte al pubblico, purtroppo negli anni seguenti ha subìto un furto di 66 pezzi degli 83 esposti».

E adesso gli occhi sono puntati proprio sull’ex arbitro che sostiene di aver trovatoun tesoro nelle cale di Montecristo. Dopo la denuncia per sostituzione di persona, a Pecorelli – tramite i carabinieri della Stazione di San Giustino, dove l’imprenditore risiede – è dunque arrivata la notifica della Procura di Grosseto per quanto riguarda non solo l’avvio delle indagini per ricettazione ma pure del sequestro probatorio del materiale ritrovato all’interno della stanza di un hotel dell’isola del Giglio nella disponibilità dell’imprenditore.

Tra gli oggetti confiscati e ora all’attenzione degli inquirenti, una ventina di elenchi su carta fotografica con dettaglio di antiche monete, tre mappe dell’isola di Montecristo, un libro della Divina Commedia e una chiave con la targhetta dove è scritto ‘garage Porto Santo Stefano’ insieme ad altri oggetti non considerati di valore.

Davide, dopo l’indagine avviata dalla Procura di Puke per incendio doloso e furto di ossa umane, adesso quella della Procura di Grosseto per un reato non di poco conto. Quale è il tuo stato d’animo? «Sono sereno, credo come sempre nella Procura e, come ho già dichiarato a Perugia ai magistrati, all’isola di Montecristo ho rinvenuto le due casse contenenti le monete d’oro, ma non ne sono mai entrato in possesso».

E ora il tesoro dove si trova? «E’ nel posto che io ho indicato alla Procura, loro sanno tutto, hanno pure le mappe dettagliate dei luoghi dove sono stato nelle mie ricerche in quei giorni dove ho raggiunto l’isola»,

Secondo l’accusa, si tratta di monete rubate a San Mamiliano di Sovana, nel Grossetano? «Non lo so, ho comunque catalogato tutto e comunicato alla magistratura». E le chiavi sequestrate del garage? «Ho affittato quel locale a Porto Santo Stefano per 3 mesi con l’obiettivo di sistemare lì il materiale rinvenuto».

E’ vero che volevi tornare a casa il 1 ottobre? «Tra gli oggetti sequestrati c’erano le foto dei familiari e qualche appunto del mio piano, con una data su tutte: ‘1 ottobre, ritorno a casa’».

C’è da scommettere che nei prossimi giorni questa vicenda avrà ulteriori sviluppi... «Quello che tengo a sottolineare – ha infine specificato l’esperto di numismatica – è che tutto ciò che si trova nel nostro sottosuolo o fondali marini nazionali, è di proprietà dello Stato, quindi in caso di ritrovamento di un qualunque oggetto antico la persona ha il dovere di notificare tutto alle autorità perchè fa parte del patrimonio archeologico e storico dello Stato, tanto più se esistesse un tesoro di questo tipo. Nel caso in cui si cerchi di commercializzare questo tipo di materiale – ha concluso – si incorre nel reato di ricettazione, anche chi acquista questo materiale può incorrere in azioni penali».