Terze dosi anticipate a 5 mesi dal richiamo: tornano le code, picco più vicino

Buon afflusso ieri al Palaffari, tra prenotazioni e accesso libero agli over 40 Novantamila maturi, 80 mila a un passo. Come cambiano i numeri

Baldo Renda, direttore terapia intensiva ospedale Cervello, riceve la terza dose

Baldo Renda, direttore terapia intensiva ospedale Cervello, riceve la terza dose

Arezzo, 23 novembre 2021 - Avevano appuntamento con il destino al sesto mese: gliel’hanno anticipato al quinto. Una sorta di «gravidanza» accelerata, neanche il tempo di preparare la cameretta. Da ora in poi diventano cinque i mesi di distanza tra il richiamo e la terza dose. Cinque e non sei. Attenzione: parliamo dell’intervallo minimo. Tra gli obblighi della campagna di massa non entra anche quello di completare la protezione dopo 150 giorni tassativi.

Ma è un’accelerazione che lascerà il segno. Guardiamo i numeri. Con questa sterzata, ai primi di dicembre saranno maturi per la terza dose tutti i vaccinati di inizio luglio e non di inizio giugno. Nel caso della nostra provincia la platea sarebbe stata di 64.906 persone, tutte immuni dal 4 giugno, e diventa improvvisamente di 91.618, dato fissato al 2 luglio. Non solo.

Perché il dato delle prime dosi è ancora più netto: erano stati cinquantamila gli aretini che si erano avvicinati alla vaccinazione proprio in quei 30 giorni a cavallo tra giugno e luglio. La sintesi? Oltre novantamila già pronti alla terza dose e altre ottantamila che lo saranno entro poche settimane, i più entro l’anno. Una scossa che rimette in discussione le previsioni che gli strateghi della campagna avevano tracciato.

Ricordate? il picco era stato stimato a metà gennaio, o se preferite tra gennaio e febbraio. E in base a quello erano state prese diverse scelte strategiche: compresa la mobilitazione del personale, che viene da un’impresa titanica. Mai in passato avremmo solo pensato di vaccinare ad Arezzo 330 mila persone. Molte, beninteso, continuano a fare orecchie da mercante, ma la platea è quella.

E ora a ridosso di Natale a medici e infermieri è richiesto un altro sforzo immane, organizzativo e lavorativo. E i segnali ci sono. Ieri era il debutto della terza dose nella fascia tra i 40 e i 59 anni. E al Palaffari, l’ultimo hub rimasto, alle 15 c’era una discreta coda. A destra i prenotati, chiamati secondo l’ora fissata sul portale, e a sinistra gli accessi liberi. Ed è da quelli che misuri il cambio di passo, specie quando spazino dai 12 fino a quasi 80 anni.

Terze dosi con Moderna, mezza dose anzi, e le prime o seconde con Pfizer. La macchina si riaccende, nei giorni che continuano a segnare bonaccia sul fronte dei contagi. E’ vero, ieri sono saliti a ventidue: ma non è cifra che possa far gridare all’allarme, pur in salita rispetto ai giorni precedenti. E soprattutto non ci permette di gridare «aiuto aiuto» a fronte dei numeri ben più pesanti dei cugini della Asl. Siena e Grosseto continuano a far registrare numeri più pesanti dei nostri, a lungo maglia nera dell’azienda nelle altre ondate.

Va un po’ peggio al capoluogo, 14 contagi sono tanti rispetto al numero complessivo. Ma la diga principale regge e regge bene: sette i ricoveri a malattie infettive e uno a rianimazione. Risaliti rispetto a qualche giorno fa ma senza accenni di escalation. Le terze dosi all’ultimo report erano state 28175, un buon 43% rispetto alla platea precedente. Ora con le nuove regole lanciate dal Governo torniamo al 30%: mai sentirsi arrivati in questo racconto «nero».