
Terra di prodigi e mistero. Quando una statuetta si mise a sudare e il pane sanguinava
Simone
Nella sua storia l’umanità ha sempre guardato con meraviglia e stupore a fatti, vicende, fenomeni e personaggi straordinari e inspiegabili, almeno con le conoscenze disponibili. Moltissime situazioni sono state osservate e minuziosamente descritte: quando nonostante gli sforzi non si era in grado di comprenderne il funzionamento, si affidava la spiegazione alla fantasia, declinata nelle diverse epoche come mito, trascendenza o magia. Già le fonti antiche parlano di meraviglie, miracoli e prodigi oppure distinguendo fra meraviglioso, miracoloso e magico.
Il legame, forte, è con l’occhio, con la vista e con l’apparire. Mirabilis è ciò che desta meraviglia e che si presenta straordinario, miracoloso o strano. L’essere “prodigium”, in particolare, rivela la natura di queste manifestazioni, che vanno dal segno all’evento eccezionale, dalla mostruosità al miracolo.
In primo piano, Giulio Ossequente: una figura enigmatica, del tutto avvolta nel mistero, sul quale l’unica certezza è l’associazione del nome con il “Prodigiorum liber”: ci si deve accontentare di collocarlo con probabilità nel IV secolo d.C. quando raccoglie da Livio una gamma di eventi portentosi che coinvolge fenomeni astronomici e meteorologici, sismi e pestilenze, fiumi o piogge di latte o sangue. Il libro di Ossequente annota anche alcuni fenomeni che si sarebbero verificati ad Arezzo ma spesso l’indicazione è generica, asciutta e, verosimilmente, raramente è una informazione di prima mano e, ancora, in certi casi sembra di essere dinanzi a una figurazione storicizzata di un concetto o di un evento, quasi una metafora. Ecco quello che annota Ossequente: “Molte migliaia di persone morirono a causa dell’ingrossamento e dell’esondazione del Po e del lago di Arezzo”.
L’evento non presenta alcunché di particolare dato che esondazioni e di fiumi potevano e possono ancora accadere: forse la vera questione, se di fatto storico si tratta, è a quale lago, o meglio, verosimilmente palude nei pressi di Arezzo, si faccia riferimento; forse all’invaso paludoso delle Chiane e dell’Arno? La fonte prosegue segnalando che “ad Arezzo spuntarono spighe di farro dal naso di una donna, la quale poi ne vomitò i chicchi”. Potrebbe essere il caso di una figurazione nel senso che il prodigio annotato intendesse indicare l’andamento favorevole dei raccolti, poiché la donna da cui fuoriesce il grano potrebbe essere la metafora della terra fecondata.
Il Libro dei Prodigi annota ancora che “ad Arezzo la statua bronzea di Mercurio sudò”. Il libro di Ossequente riporta altri fatti analoghi che potrebbero, in via ipotetica, far riferimento a episodi di condensa formatasi sulla superficie fredda della statua, in marmo o metallo, in particolari circostanze climatiche. Un altro prodigio riportato dalla fonte è che “ad Arezzo si rinvennero due ermafroditi”. Per quanto interessante questa annotazione biologica, ritenuta da Ossequente una anomalia ed una “mostruosità” umana proprio nel senso di elemento di meraviglia da esibire e mostrare, alla fine, nel contesto odierno, non desta più alcuna sorpresa. Infine, Ossequente, rileva che “ad Arezzo, persone che spezzavano pani a metà, ne videro uscire sangue”. Anche tale prodigio, a cui possono ricondursi altri fenomeni successivi a quanto narrato da Ossequente o a quanto accaduto nel 332 a.C. ai soldati di Alessandro Magno durante l’assedio di Tiro rimasti terrorizzati dalla comparsa di sangue nelle pagnotte, può trovare una spiegazione. Potrebbe individuarsi nella “Serratia marcescens” il microorganismo dei prodotti farinacei che in certe condizioni marcisce e si decompone velocemente in una massa viscosa, di aspetto mucillaginoso di color rosso.
Comunque la si pensi, il gusto per i racconti portentosi è un elemento connaturato nella creatività umana e si contraddistingue come un fil rouge che percorre numerosissime opere a partire da una remota antichità non solo latina, nella quale fantasia e lettura degli elementi inspiegabili della realtà si fondono indistricabilmente prima col mito e con l’epica, per intridere via via tutti i generi letterari, diventandone elemento funzionale a fini didattici o d’intrattenimento.
Nel sedicesimo secolo un rinato interesse per i mirabilia affiancato ai primi tentativi di spiegazione razionale, religiosa e filosofica, iniziò a rielaborare il concetto antico di prodigio e di “mirabilis”. Conrad Wolffhart descrive fenomeni celesti insoliti, mostri, animali fantastici e portenti di ogni tipo, attingendo a piene mani anche ad Ossequente, registrandoli attentamente nel proprio libro “Prodigiorum ac ostentorum chronicon” (Basilea 1557). Il vanto di questa nuova raccolta è che essa è riccamente illustrata da numerose visionarie figure restituite da altrettante xilografie stilizzate: tra queste alcune rappresentano proprio i mirabili fenomeni ambientati ad Arezzo.
Cosa rimane, oggi, dei mirabilia di un tempo? Ai nostri occhi, forse, un interessante calderone che mette alla prova il discernimento e che desta la curiosità ed il tentativo di spiegare ciò che un tempo appariva inspiegabile anche se, in molti casi, il sospetto della sana invenzione serpeggia nei racconti delle fonti.