Tamponi, rivolta medici "Un flop prenotare on line"

La protesta dei dottori per lo smantellamento del vecchio sistema "Non tutti hanno dimestichezza con il pc, il nostro lavoro ora è più complicato"

Migration

di Dory d’Anzeo

Covid e tamponi, medici di base sul piede di guerra per il nuovo sistema di prenotazioni. Mentre il cosiddetto ‘Cup 2,0’ ancora non è entrato a pieno regime – il sistema fa fatica a recepire la quantità di richieste che arriva ogni giorno – è stata smantellata la vecchia piattaforma denominata ‘Gevoc’. Con questo strumento, in funzione solo nella Asl Toscana sud est, i medici di famiglia erano in grado di inserire le richieste e compiere anche altre operazioni utili per tenere sotto controllo la pandemia, tipo consultare gli esiti. Domenica sera la doccia fredda: con una mail i medici sono stati informati del fatto che, appunto con l’entrata in vigore del ‘Cup 2,0’, Gecov sarebbe andata in pensione. "La ratio di questa decisione – spiega uno dei medici di base coinvolti nella protesta – è quella di uniformare il sistema in tutta la Regione. Esigenza che può essere anche condivisibile, ma perché non uniformare tutti verso lo standard più alto, quello garantito da Gecov? O, in alternativa, perché non lasciare operativa la piattaforma e affiancarla al Cup 2.0? Non si capisce veramente come mai si sia giunti a una decisione del genere". A bassa voce, in realtà, qualche medico azzarda una spiegazione: "La burocrazia regionale prende sempre a modello l’Asl centro...". Le criticità al momento sono tante. Per prenotare da soli on line bisogna avere un indirizzo di posta elettronica, un pc e una buona connessione. Tante persone, a partire dai più anziani, non hanno questi requisiti:"C’è chi non ha dimestichezza con le novità on line e c’è anche chi abita in zone dove la connessione è scarsa o assente. Inoltre, in questo modo saremo costretti a vedere pazienti sospetti Covid in ambulatorio per consegnare la ricetta, necessaria ai fini della prenotazione on line. Poi, verranno a ritirare l’esito, trasformandosi così in potenziali veicoli di diffusione del virus. Davvero incomprensibile come sia stato possibile dismettere Gevoc, aggiungendo tra l’altro ulteriori disagi a quei medici che lavorano in zone rurali, magari da soli senza nessun collaboratore". La rabbia, insomma, è palpabile soprattutto perché la decisione è stata calata dall’alto: "La domenica ci hanno avvertiti che il lunedì sarebbe cambiato tutto, con l’entrata in vigore di un sistema che nessuno aveva testato, e che infatti sta creando problemi e ritardi. Eppure, hanno voluto dismettere una piattaforma che funzionava bene e ci ha permesso di scoprire tanti positivi, tenendo la situazione sotto controllo. Gecov era anche importante per attivare l’Usca, le unità che entrano in azione quando una persona è positiva, effettuando visite domiciliari. Tutto questo, nel pieno della campagna vaccinale". Qualcuno teme anche che salti il controllo della pandemia: "Così si crea il caos, mentre i contagi stanno aumentando e le procedure dovrebbero essere semplificate. Non possiamo che dirci arrabbiati e amareggiati".