Sui contagi scattano l’effetto scuola e movida Altre 2 vittime, 22 a febbraio. Vaccini arrivati

Il ritmo è superiore ad un morto al giorno, mai toccato finora. I dati settimanali in forte aumento nelle fasce 0-18 e 19-35 anni. AstraZeneca rafforzata: circa 2500 dosi, il Palaffari va avanti. Otto medici su 10 già operativi sulla piattaforma regionale per gli over 80

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di Alberto Pierini

EZZO

Per fortuna è il mese più breve: febbraio sta battendo ogni record di mortalità Covid, almeno dalle nostre parti. Marcia verso la staffetta con marzo al ritmo di più di un morto al giorno. Siamo a 22 dall’inizio del mese. Due ieri. Due signore di 75 e di 86 anni: si sono spente a poche ore di distanza l’una dall’altra. A poche ore e a pochi metri, essendo entrambe ricoverate al San Donato. Una strage, che non avrà i numeri e le proporzioni delle altre province toscane ma sta marcando in modo indelebile questa seconda, o forse terza, parte della pandemia.

Una pandemia i cui contorni si modificano, un po’ come il virus. L’esplosione di contagi degli ultimi sette giorni, 460 con un aumento del 56% rispetto ad una settimana fa e con un valore assoluto superiore a tutte quelle precedenti, ha caratteristiche non da poco. L’appesantimento dei dati sembra concentrarsi sotto i 35 anni. Non è un caso nelle zone colpite da variante, la contagiosità si allarga a chi finora ne era rimasto fuori e ha una maggiore vita sociale.

Il valore legato alla scuola è la fascia da 0 a 18 anni. Finora sotto traccia, a conferma che le aule non fossero gli ambienti più pericolosi, specie in una fase con metà degli studenti delle superiori inchiodato alla didattica a distanza. L’aumento rispetto alla settimana prima è del 140%: più del doppio. E con episodi che hanno imperversato soprattutto tra i più piccoli, alle materne e alle ex elementari (ora primarie). Nel primo caso anche la fascia che non è obbligata ad usare le mascherine protettive. E un aumento del 56% dei contagi anche nella fascia dai 19 ai 35 anni: è il metro valutato per la movida, anche se non perfetto. Primo perché il fenomeno coinvolge anche i minori.

E secondo perché anche una fascia più adulta ama gli aperitivi, ma è quella che meno si è adeguata all’anticipo dei bicchieri alle 17. Due segnali, che nel quadro settimanale si uniscono ad un appesantimento della situazione ospedaliera: niente di drammatico ma la media di occupazione in terapia intensiva è risalita da 7,8 a 9,8 pazienti e quella in bolla Covid da 61,1 a 63,4 letti occupati contemporaneamente.

Un quadro davanti al quale la risposta quasi unica, insieme a screening e tracciamento, arriva dai vaccini. Sono arrivate le dosi di AstraZeneca, almeno in Toscana. Stavolta sarebbero 30 mila dosi, che nel caso aretino dovrebbero equivalere a circa 2500 contro le 1500 e le 1300 degli ultimi due invii. In settimana c’era già stato il raddoppio di Pfizer, altro segnale incoraggiante. Nel primo caso estende gli orari di Arezzo Fiere e dei centri intermedi, andando verso il completamento del pianeta scuola e cominciando ad allargare il target ad altri servizi pubblici, uffici giudiziari in testa. Nel secondo accelera il completamento del personale sanitario: l’ultima agenda per loro chiude domani.

Entro la metà di marzo, promette l’assessore regionale Simone Bezzini, questa fase dovrebbe essere conclusa, richiami compresi. I prossimi arrivi Pfizer saranno quindi più generosi con i medici di base e quindi con gli ottantenni: circa l’80%, quindi nel nostro caso 160 dottori su 200, già è sulla piattaforma regionale per le prenotazioni.

Da domani partono altri trenta punti di vaccinazione. E da marzo scatterà il coinvolgimento anche dei volontari per accelerare la campagna. A ieri gli aretini passati almeno dalla prima dose erano 11.024. Non basta per l’immunità di gregge. Basta per continuare a sperare.