Stretta Covid? E le parrocchie si inventano lo stufato da asporto

Così le chiese si organizzano per le messe dei defunti. A San Giovanni il piatto tipico per raccogliere offerte. Megafoni al cimitero di Castelfranco

Stufato in parrocchia

Stufato in parrocchia

Arezzo, 31 ottobre 2020 - C’è chi si attrezza con la Protezione Civile, chi si affida al buonsenso dei fedeli e chi rimanda all’anno venturo le messe del 2 novembre all’ombra dei sepolcri, sostituendole con riti in parrocchia. La Chiesa, mobilitata dalla fine del lockdown per garantire sicurezza contro i contagi da coronavirus, nella fase 2 dell’emergenza si trova subito davanti lo «scoglio» della Commemorazione dei Defunti che di solito porta nei camposanti centinaia di persone.

E i sacerdoti dei tre centri più popolosi del Valdarno hanno studiato soluzioni ad hoc con sfumature diverse e l’unica ratio di impedire gli assembramenti tanto frequenti durante le visite alle tombe. Soprattutto tra gli anziani che approfittano della visita per scambiare quattro chiacchiere.

Qualche sindaco, come Enzo Cacioli di Castelfranco Piandiscò, aveva invitato i religiosi a prevedere due turni per le celebrazioni, consigliando loro di munirsi di megafoni e altoparlanti per tenere separati i presenti. A Montevarchi si è andati oltre e per centrare l’obiettivo don Claudio Brandi, il rettore dell’Insigne Collegiata di San Lorenzo, farà scendere in campo la Protezione civile.

«I volontari controlleranno con discrezione ma con fermezza i visitatori - spiega - mentre il Comune, con il quale ci siamo consultati sull’opportunità di conservare l’appuntamento delle 15, ci ha messo a disposizione un buon numero di sedie che collocheremo a più di un metro l’una dall’altra nel piazzale per fortuna molto vasto del cimitero monumentale».

Questione di metri quadri che a San Giovanni scarseggiano. E per questo don Luigi Torniai, rettore della Basilica di Santa Maria delle Grazie, ha deciso di cassare il rito all’aria aperta per una celebrazione probabilmente all’interno dello stesso santuario mariano. «Nei cimiteri del capoluogo e della Misericordia non è possibile mantenere distanze adeguate tra i partecipanti – afferma – ed è meglio non rischiare. E del resto è importante la preghiera, a prescindere dal luogo. Si risorge tutti anche se per una volta non c’è la messa al cimitero».

E’ richiesto il rispetto delle regole a Terranuova, in Diocesi di Arezzo, dove don Enrico Gilardoni che guida la parrocchia principale, celebrerà la messa lunedì alle 15. «Il cimitero è ampio e gli spazi garantiscono il distanziamento interpersonale – commenta – e chiederemo la collaborazione di tutti».

E se per la ricorrenza i giochi sono più o meno fatti, spunta un’altra criticità per i presbiteri di vallata. Con l’ultimo Dpcm del Governo la chiusura di bar e ristoranti alle 18 ha fatto calare sensibilmente l’affluenza dei credenti alle funzioni. Per giunta fa buio presto e c’è chi preferisce rimanere a casa, saltando la frequentazione dell’Eucarestia se è impossibile soffermarsi dopo l’Ite missa est in centro per prendere un caffè o degustare un aperitivo.

E a proposito di degustazioni nella città di Masaccio le norme anti-Covid hanno costretto la Basilica a tenere chiusi i Saloni, cancellando le conviviali imbandite con il tradizionale stufato alla sangiovannese con l’obiettivo di raccogliere offerte per la parrocchia e le famiglie bisognose. Che fare? Ci si adatta e domenica scorsa è partito con successo un primo esperimento, lo stufato da asporto preparato con cura dalle mani sapienti dei cuochi volontari depositari dei segreti della prelibata pietanza. Un’idea che si pensa di riproporre. Basterà prenotarsi per soddisfare il palato e dare una mano a chi è in difficoltà.