Stanotte emergenza sulla ferrovia, ma è una maxi esercitazione

È stata una simulazione ma per esercitarsi a uno scenario possibile. Ecco una notte al seguito del gruppo di Protezione Civile per i soccorsi al finto incidente di due treni superveloci sulla linea della direttissima in Valdichiana

croce rossa

croce rossa

Arezzo, 8 dicembre 2019 - Ha preso il via nelle ultime ore di ieri sera per terminare solo poco prima dell’alba. S’è trattato di un’esercitazione ma sono stati così in pochi a esserne a conoscenza nei dettagli della simulazione che tutto è sembrato estremamente verosimile. Lo scenario: un convoglio ferroviario di Trenitalia subisce un guasto al pantografo e resta immobilizzato da ore in aperta campagna, con i passeggeri al freddo, all’umido e senza illuminazione per totale assenza di energia elettrica; parallelamente, un treno di Italo subisce un colpo anomalo di maltempo, con una grandinata così violenta da provocare la rottura esplosiva di finestrini, cui si aggiunge un parziale deragliamento. Nel primo caso si segnalano disagi, malori e necessità di evacuare dal luogo i passeggeri, per avviarli ad altri mezzi con cui possano proseguire il viaggio o trovare alloggio in zona per la notte. Nel secondo, politraumi e feriti vari, con ogni livello di urgenza nel soccorso. Già soltanto in quest’ultimo scenario, il più grave per le condizioni sanitarie delle vittime dell’incidente, le persone coinvolte sono almeno 15. E la simultaneità delle due situazioni ne aumenta la criticità: un quadro complesso da gestire. Insomma si tratta di una vera e propria maxi-emergenza! Ma andiamo con ordine, ci vuole un passo indietro.

"Eravamo in pizzeria, ieri sera. Poteva sembrare un qualsiasi spuntino serale tra amici, nostri confratelli, prima di fare alcune ore di volontariato fino a mezzanotte. Poi una sosta presso la centrale operativa del 118, notizie frammentarie, prove radio, telefonate degli organizzatori con la sala di crisi della Prefettura, test agli apparati di bordo dei mezzi, controllo equipaggiamenti. Comincia quindi un lento avvicinamento al teatro delle operazioni che dalla periferia della città ci porta verso la prima parte della Valdichiana. Potrebbe far venire in mente il normale avvicendamento di servizi in giro sul territorio di una serata come un’altra. Ci sono tutti, qua e là, oltre a noi: Vigili del Fuoco, Croce Rossa, La Racchetta, Croce Bianca e, naturalmente, personale sanitario dello stesso 118. Nonché Polizia, Carabinieri e operatori tecnici delle Ferrovie dello Stato". Eppure molti non conoscono con precisione quello che di lì a poco diventerà il target: le coordinate esatte verranno comunicate al momento in cui sarà decretata la maxi-emergenza. Proprio come accadrebbe se fosse vera. Alcuni sono a conoscenza dell’orario fissato per il deragliamento e a un certo punto segnalano che è già passato senza che si sia ancora ricevuto l’ordine di invio dei mezzi. C’è impazienza nell’aria, anche se tutti ostentano una calma apparente. E all’improvviso eccola: l’attivazione per maxi-emergenza! Viene finalmente segnalata come tale. "Tutti dobbiamo dirigerci subito verso quello che diventerà il km 163 + 82 della linea direttissima, nel cuore della Valdichiana. Partiamo in sirena. I nostri mezzi in campo sono il Pick-up 4 x 4 con carrello, il Daily Iveco e l’Ambulatorio mobile (inaugurato solo pochi giorni fa) al suo debutto effettivo. Noi siamo a bordo del Daily, un veicolo fuoristrada entusiasmante. Altissimo da terra, poderoso nella motorizzazione e nell’assetto, dà un grande senso di sicurezza a bordo. Nessun terreno lo impensierisce, è concepito per non fermarsi di fronte a nulla. Alla militare, insomma. Spartano, privo di comodità ma inarrestabile.

È buio pesto, la strada è bagnata, fa freddo e sembra che il target sia in capo al mondo anche se invece è lì a pochi chilometri, ormai. Nei minuti che mancano viene da cercare di immaginarsi a quale scenario ci si troverà davanti, come a volersi preparare meglio già mentalmente. Ecco la prima postazione di automezzi e segnali luminosi, sono i Carabinieri che dalla strada principale fanno viabilità verso una direzione obbligata. Una strada secondaria, in realtà corridoio d’accesso a un ampio spiazzo che viene reso adatto a ospitare una sorta di “campo base”, con tutti i mezzi da sosta che vengono schierati lì. Anche il nostro ambulatorio mobile viene posizionato lì, pronto a ricevere – come gli altri – gli evacuati. La logistica si occupa delle torri faro, per illuminare a giorno la zona. Mentre con il Daily proseguiamo per avvicinarci più possibile al punto in cui si trovano i feriti sul treno Italo. C’è nell’aria una puzza nauseabonda, siamo nei pressi di una grande porcilaia…e si sente. Anche se dopo un po’ nessuno ci fa più caso. Perché, compiendo l’ultimo tratto a piedi, tutti i sensi vengono improvvisamente rapiti dalla scena del treno che si materializza alla vista, immobile e spento sui binari. Come un grande animale morente, abbattuto dal fato: il cacciatore più spietato.

Lo sguardo cerca di dare la rispettiva paternità a quella surreale varietà di colori fluo (le differenti divise dei soccorritori), di mettere ordine tra fari, lampeggianti e strobo che balenano nel buio; mentre i luccichii argentei o dorati sono sempre quelli delle “metalline”, le sottilissime coperte termo-riflettenti con cui vengono avvolti i pazienti (per evitar loro l’ipotermia), uguali in ogni tragedia: dalle calamità naturali ai naufragi, dagli incidenti stradali alle valanghe.      

Il casello ferroviario del km 163 + 82 viene adibito all’equivalente di un PMA – Punto medico avanzato: lì vengono portati i feriti e i traumatizzati estratti dal treno, per essere visitati e schedati. Gli si attribuisce un codice-colore di gravità, ma la medicina delle catastrofi prevede criteri diversi da quella normale: assomiglia drammaticamente a quella di scenari bellici. In una maxi-emergenza, come nei pressi d’un campo di battaglia, chi si regge ancora in posizione eretta è un codice di minor gravità per definizione, fosse anche in equilibrio sulla sola gamba rimastagli, insomma a prescindere da come stia veramente. Perché la precedenza va data a chi è a terra inanimato. E sono in tanti. Troppi. Infatti, raggruppati a sedere su una panchina fuori dal PMA attendono i codici verdi, sebbene siano visibilmente sanguinanti, o disorientati, o si lamentino di forti dolori (a proposito: i simulatori sono straordinari attori in questo teatro, e si avvalgono di un “trucco e parrucco” formidabile!...). Intravedere i soccorritori attraverso i finestrini del treno che si affannano a “ragnare” i traumatizzati gravi per immobilizzarli sulla barella spinale ed estrarli in questo modo dal treno tra il buio, le ombre e tutte quelle luci – così tante eppure incerte – è qualcosa di talmente sinistro che fa venire i brividi. E non è per il freddo, che a quello nessuno fa più caso. È piuttosto la sensazione cruda, improvvisa, veritiera della precarietà della vita. La stessa vita che potrebbe essere quella di ciascuno di noi. Per un momento non importa più quale sia stata la causa accidentale – magari così improbabile – che li ha ridotti in quel modo: pensi solo come sarebbe se succedesse a te. E che in effetti potrebbe accedere anche a te".

"Beh, in tal caso, immaginando di poterla raccontare, diciamo comunque che ti augureresti di essere trattato da questi soccorritori, che – sebbene Volontari, anzi proprio in quanto tali – nei casi del genere mostrano così bene tutta quanta la loro maestria, le tantissime competenze sia tecniche sia sanitarie acquisite, le infinite abilità mantenute costantemente aggiornate e addestrate proprio da simulazioni come questa. Di una notte che volge al termine e che non dimenticheremo facilmente. Proprio per averli visti all’opera".