Spesa, siamo nella top-ten dei prezzi. Luglio: inflazione ancora alle stelle

Lo studio elaborato su dati Istat dall’Unione Consumatori segna un aumento su base annua dell’11,4%. Equivale al nono posto in Italia. Zoom concentrato sui generi alimentari e sulle bollette di luce e gas

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Arezzo, 17 luglio 2022 - L’ascensore dei prezzi continua a salire facendo saltare il tetto del’inflazione. Il trend che ormai da tre mesi ci vede tra le città a maggiore tasso di inflazione non frena neanche sotto il solleone. Non c’è ancora il dato completo del paniere, quello che prima a maggio e poi a giugno ci aveva visti schizzare verso l’alto con medie superiori all’8%. Ma c’è un assaggio che suona, se possibile, ancora più a morto.

L’Unione dei Consumatori in uno dei suoi periodici studi sulla borsa della spesa ha rielaborato i dati Istat di luglio già disponibili. E sono dati pesanti: fotografano infatti da una parte la spesa alimentare, quella che spazia dal pane alla carne, dal latte alle uova, e si allarga fino alle bevande. E dall’altra il costo delle bollette di luce e gas, la nostra croce già prima dello scoppio della guerra e che poi il conflitto ha amplificato.

Bene, anzi male, da questa forchetta usciamo tra le prime dieci città in Italia per aumento dei prezzi. Per l’esattezza il balzo di luglio è stato addirittura dell’11,4%. Un balzo su base annua, quindi un confronto a distanza tra il sole a picco di un anno fa e quello ancora più rovente di quest’anno. Nei primi dieci, anzi noni, il che è peggio. Noni a pari merito, per amore della statistica, con Padova e la vicina Forlì Cesena.

Il dato definitivo sul carrello della spesa potrebbe anche essere leggermente diverso: perché se questo filone fosse confermato il quadro dei prezzi sarebbe decisamente peggiorato.

Prendiamo a confronto l’ultimo precedente, quello calcolato sulle tariffe verificate nel mese di giugno. In quella occasione l’aumento dell’inflazione generale ad Arezzo era stato dell’8,3% e quello solo alimentare del 10,9%. Entrambi i dati erano nettamente più alti di quelli toscani, che allora si fissavano rispettivamente al 7,8% e al 9%. Di certo rimarrà, e sarà probabilmente ampliata, la differenza con le "cugine" del Granducato. Tra le prime undici posizioni infatti non si segnalano altre città toscane. I piani alti della classifica spaziano infatti dalla capolista Cosenza, dove il rialzo supera addirittura il 13%, a Viterbo, Imperia, Sassari, Ascoli Piceno, Catania, Verona e Terni. Subito sotto ci siamo noi.

Lo studio dell’Unione dei Consumatori si spinge un po’ più in là. Prova a registrare l’aumento di spesa per una famiglia media, padre, madre e due figli, che tra l’altro è una famiglia già larga. In base a questo parametro la sola spesa alimentare ha fatto segnare un aumento a nucleo di 560 euro per chi abbia avuto da un anno all’altro un aumento del 10%. Il nostro 11 e qualcosa equivale ad una "ferita" nel bilancio familiare ancora più alta. Un quadro che diventa più critico nelle famiglie numerose, dai tre figli in su.

Tra i prodotti alimentari rimaniamo per ora ai dati di giugno, sempre nel confronto con l’anno precedente. I rincari più robusti erano stati segnati dalla farina di frumento, che aveva avuto un balzo del 26%, ma soprattutto dall’olio di semi, in un anno cresciuto dell’87%. Ma non sono distanti altri prodotti tipici della nostra dieta alimentare: la pasta di semola, cresciuta a giugno del 20,4%, e lo stesso pane fresco, che aveva segnato un rincaro del 16,4%.

Un ascensore sul quale le voci delle bollette segnano i balzi più vertiginosi. Ed è la voce che già da ottobre, con la riaccensione dei riscaldamenti, rischia di far saltare definitivamente il banco. Unica consolazione: il calo del prezzo dei carburanti, con benzina e diesel tornati quasi stabilmente sotto quota 1.8. Un pieno di speranza.