Sorpasso d'oro: Italpreziosi fattura 6,9 miliardi. Prima in Toscana, nella top 30 italiana

Ricavi su del 154%, quelli da export del 193%: per Ivana Ciabatti un anno impressionante. Utile da 5 a 8 milioni. «Bravi a intercettare la domanda, più dei concorrenti esteri»

Ivana Ciabatti

Ivana Ciabatti

Arezzo, 17 luglio 2021 - Che ci fosse aria di sorpasso sdi era capito già dai silenzi di Ivana Ciabatti a fine giugno, vigilia di approvazione del bilancio 2020. Ma che l’Italpreziosi della Signora dell’Oro, uno dei tre giganti del metallo puro, potesse avere un exploit tanto clamoroso lo si capisce solo adesso che le cifre dei conti diventano ufficiali: 6,9 miliardi di fatturato contro i 2,7 dell’anno precedente, utili prima delle tasse (Ebtida) a 8,2 milioni a fronte dei 5,1 precedenti, patrimonio netto a 30,6 milioni rispetto ai 24 del 2019.

Roba da far impallidire lo scatto di Usain Bolt. Dette così, sembrano cifre anche aride, le chiariscono meglio i confronti. A questo punto Italpreziosi non solo supera Chimet come prima azienda aretina per fatturato, ma si insedia anche, a colpo d’occhio, nella posizione di testa della classifica regionale, entrando anche nella graduatoria nazionale delle top 30. Proviamo a ragionarci sopra.

Che l’azienda di Ivana Ciabatti superi il fatturato (ma non l’utile) di Chimet è un dato ufficiale. Il colosso del riciclo di metalli preziosi di Badia al Pino ha già annunciato un bilancio da 3,2 miliardi, 200 milioni in più del 2019, in quello che è stato l’anno d’oro dei giganti aretini, tutti in eclatante controtendenza rispetto a dodici mesi che per il resto del mondo produttivo è stato il peggiore causa Covid.

Dei dati toscani, invece, non si sa ancora tutto. Guardando alle cifre del 2019, però, è facile scoprire che il primato toccava a Gucci, con 5,6 miliardi fatturati. Anche se il grande marchio della moda avesse confermato questi numeri (e pare problematico, visto il lockdown che ha colpito anche la moda, in ripresa solo nel secondo trimestre), Italpreziosi sarebbe comunque davanti col suo balzo strepitoso, che vale il 154 per cento in più di fatturato, con il 193 per cento in più di ’export.

Quanto alla classifica nazionale, nell’anno della pandemia duro per tutti, tranne che per i grandi gruppi del commercio alimentare e le multinazionali come Amazon, l’azienda di Ivana Ciabatti va a conquistare un posto che, sui dati 2019, sta tra il ventesimo posto di Edison e quello successivo di Italiana Petroli (Ip), entrambe fra i 6,8 e i 6,9 miliardi.

A un passo da Esselunga (7,6 miliardi nel 2019) e Leonardo (8 miliardi e spiccioli. Ora è chiaro che tali risultati sono pesantemente influenzati dal valore dell’oro e che il valore aggiunto è molto più basso, così come anche gli utili, ma il fenomeno dei giganti del metallo puro nel 2020 resta tutto. Chimet (49 milioni di profitto, un record) resta anch’essa ai vertici toscani, Tca, con 850 milioni fatturati, sta intorno alla decima posizione.

Con una precisazione: queste ultime due aziende fanno soprattutto recupero degli scarti, Italpreziosi solo affinazione e trading, cioè banco metalli, con una filiera che va dalla miniere al lingotto.

E’ vero che è stato un anno particolare, con la pandemia che ha fatto crescere del 9 per cento la domanda di oro da investimento, ma il vero miracolo Italpreziosi lo ha fatto conquistando quote dei mercati internazionali in passato della concorrenza, soprattutto straniera. «Siamo stati i più rapidi a reagire nella situazione che si era creata - spiega Ivana Ciabatti, i primi a muoverci per superare la crisi della logistica in tempo da Covid».

I risultati si vedono. Mentre gli altri si fermavano per la crisi dei trasporti, in Italpreziosi si continuava a spedire oro, magari a costo di molti scali aerei, magari anche a costo di ridurre i margini di guadagno. I segreti di un record. ©