"Sono stato in una comunità di Medjugorje": Pecorelli dopo l'interrogatorio

L'uomo d'affari parla di reati commessi ma non li specifica e assicura che i familiari non sapevano nulla. "Non farò più l'imprenditore in Italia"

Davide Pecorelli

Davide Pecorelli

Arezzo, 20 settembre 2021 - Capelli lunghi con i riflessi biondi, il cappellino maculato, la mascherina nera e gli occhiali da sole. Davide Pecorelli si è presentato con un look sbarazzino di fronte al procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini di Perugia.

Incalzato dalle domande dei giornalisti dopo tre ore di interrogatorio l'imprenditore ed ex arbitro della sezione di Arezzo ha replicato con risposte evasive chiedendo "rispetto per i miei quattro figli di cui tre minorenni". 

"Non avevo nulla da nascondere - ha spiegato Pecorelli -  sui reati che ho commesso il procuratore ha preso atto insieme al procuratore capo Cantone. Se ho bruciato io la macchina? Ho riferito tutto a Petrazzini, sarà lui a dire tutto.

L'assicurazione? Sono un imprenditore, ce l'ho da anni, non c'entra nulla con quello che mi è successo. Sto tornando dalla mia famiglia, nessuno sapeva dove ero. In questi otto mesi sono stato ospite di una comunità religiosa di Medjugorje, l'unica cosa certa è che non farò più l'imprenditore in Italia".

Parla di vicende drammatiche nella prima parte del suo racconto ma non si sbottona nell'attesa che a svelare l'arcano siano gli stessi inquirenti. E assicura che i suoi familiari non sapevano nulla di cosa gli fose successo fino al ritrovamento davanti a Montecristo.