Società fittizie come bancomat, evasione da quasi 2 milioni

Finanza in azione, imprenditore nei guai

Guardia di Finanza

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Arezzo, 30 luglio 2021 - L’avevano chiamata «Ursula», nello scorso dicembre, come la piovra cattiva del celebre film d’animazione, per i suoi tentacoli. E immediatamente si era capito che ci sarebbero stati altri sviluppi in tempi brevi. L’indagine della Guardia di Finanza della Compagnia di San Giovanni era riuscita infatti a mettere a nudo un’associazione a delinquere specializzata in reati fiscali, societari e fallimentari. Sette in tutto gli indagati per aver sottratto a tassazione redditi cospicui, oltre 14 milioni di euro, grazie a società fallite o cosiddette cartiere fondate soprattutto per emettere fatture di operazioni inesistenti. Prima denunciato e poi sottoposto agli arresti domiciliari un imprenditore siciliano, ma residente da tempo in Valdarno, considerato dai militari l’ideatore della maxi frode nei confronti dell’erario. Ora il secondo atto.

Stavolta i finanzieri guidati dal capitano Ubaldo Collu si sono concentrati sugli aspetti tributari scoprendo che l’uomo aveva utilizzato come un bancomat proprio quelle ditte nelle quali non ricopriva alcun incarico o ruolo legale. Nel periodo dal 2015 al 2019, circa un milione e 700 mila euro di quei 14 milioni di proventi illeciti erano stati spesi in larga misura dall’imprenditore e in parte dalle moglie e dalla compagna per acquistare con assegni o in contanti abiti e accessori delle più note griffe dell’alta moda, gioielli e apparecchiature hi-tech di ultima generazione. «Prelievi» compiuti fingendo pagamenti interni o giroconti fra società anche verso l’estero. Partendo dalla constatazione che il tenore di vita del siciliano e di chi gli stava vicino non sembrava giustificato dagli importi modesti riscontrati nelle dichiarazioni dei redditi, le Fiamme Gialle hanno passato al setaccio in maniera certosina una vasta mole di materiale. Compito complesso per il numero elevato di imprese coinvolte e per un giro di fatture false emesse definito «vorticoso». 

E così dalla fine del 2020 ad oggi sono stati vagliati dagli inquirenti atti bancari, libri contabili delle realtà societarie, quando esistenti, i movimenti di carte di credito e dei conti correnti, ricostruendo l’esatto ammontare da recuperare a tassazione ai fini delle imposte sui redditi che adesso dovranno essere saldate. Come si ricorderà nella sua prima fase «Ursula» aveva prodotto risultati eclatanti portando alla luce le 14 società che operavano nei settori abbigliamento, maglieria e fornitura di manodopera, distribuite su più province toscane, e nella vallata a Terranuova, nel Lazio fino a sconfinare in Austria.