"Sicurezza, pochi bidelli a scuola": mobilitazione, venerdì assemblee e lezioni rimandate

Il nodo della sorveglianza: un collaboratore ogni 51 bambini. Il tema caldo dopo la morte di Leonardo, lo scolaro di 6 anni precipitato a Milano dalle scale

Personale Ata in una foto d’archivio

Personale Ata in una foto d’archivio

Arezzo, 5 novembre 2019 - C’era una volta il bidello: lui, l’amico degli studenti, se non altro perché l’unico non armato di registro. Ora non c’è più o quasi. Intanto perché lo hanno ribattezzato collaboratore scolastico, che è un po’ come se chiamassimo la pizza pane e pomodoro. E poi perché sono diventati pochi, troppo pochi per le nuove esigenze della scuola. Una su tutte: la sicurezza. Che è sempre una priorità.

Ma lo è ancora di più da quando un bambino di sei anni è morto precipitando dalla tromba delle scale: Leonardo è morto a Milano, ma è uno «schiaffo» che è arrivato fin qui. Riapre una questione sensibile: la sorveglianza negli istituti. Morale? Venerdì le rappresentanze sindacali unitarie faranno assemblee in tutte le scuole della provincia. In totale 51, roba da mobilitazione generale. In pratica dappertutto le lezioni inizieranno alle 10.30.

«E’ l’occasione – spiega dalla Cgil Maurizio Tacconi – non per fare teoria, perché non è questo il momento: ma per disegnare istituto per istituto tutti i punti critici sulla sicurezza». Nessuno meglio degli insegnanti e del personale è in grado di indicare dove le cose funzionino e dove no. E forse per la prima volta da un carosello di assemble spunterà una mappa.

Sullo sfondo i numeri, I collaboratori scolastici, adeguiamoci a questo nome, sono 882, quindi qualcuno meno di un anno fa: e ognuno deve vigilare su 51 bambini. In Toscana c’è chi sta peggio, in base ai dati di fonte Cgil: Firenze è a quota 58, Livorno a 59. Ma c’è anche chi sta molto meglio: come Grosseto, ogni bidello ha 47 bambini sott’occhio, o Massa che è a quota 43. La media non è molto diersa da quella degli anni precedenti. Ma il mondo è cambiato.

Ogni scuola ha tanti plessi, istituti per questo «verticali». E quindi la proporzione nei fatti non torna, perché ci sono strutture con un solo bidello. E poi gran parte delle scuole sono su più piani: e questo complica ulteriormente la media. E ai bidelli rischia di tornare qua e là anche il nodo delle pulizie. Le ditte specializzate, che hanno ereditato questo compito, non sono dappertutto e le risorse sempre meno per garantirne un numero sufficiente.

«Nei fatti – insiste Tacconi – ci sono istituti che con questi numeri rischierebbero di restare chiusi». L’apertura dei plessi è tra le funzioni dei collaboratori. I dati vanno filtrati anche sugli ordini di scuola. Un controllo su 51 ragazzi delle superiori è un conto, su 51 bambini di materne o elementari (anzi primarie) è un altro, e richiama come non mai la tragedia di Leonardo.

E la questione si incrocia con i problemi del sostegno, uno dei ruoli meno coperti anche un mese e mezzo dopo l’inizio delle lezioni. Il provveditore Roberto Curtolo nei prossimi giorni manderà una richiesta ulteriore di personale: concreta, perché le iscrizioni scadono a febbraio e nei mesi successivi spuntano sempre tanti nuovi casi da seguire.

E specie alle elementari il bidello spesso affianca i bambini e li aiuta nell’igiene personale: lui ha due mani, se i bambini sono 51 quelle da lavare sono 102. C’è nessuno che gli dia una mano?