Shopping, buone case, iniziative: l'altro volto di Saione oltre il degrado

Restano aree critiche, in particolare per la droga, ma poi il quartiere ha molte frecce al suo arco: e i residenti si ribellano a chi lo descrive solo allo sbando

Saione

Saione

Arezzo, 16 novembre 2018 - Si fa preso a dire Saione, si fa presto a descrivere un quartiere sull’orlo di un vulcano che erutta degrado, spaccio e microcrimine, si fa presto a discutere di esercito sì o no. In realtà la situazione, persino in quella che è stata spesso rappresentata come la zona più problematica della città, è un pochino più variegata: c’è la droga, e nessuno potrebbe negarlo, ci sono (meglio ci sono state) le risse, ma sono solo una parte della realtà di un quartiere a macchia di leopardo, che alterna aree a rischio ad altre assolutamente tranquille, strade dello shopping anche eleganti a via dove la gente tira via di fretta.

Non per niente una parte dei residenti, e anche dei commercianti, si ribella al luogo comune di Saione «buco nero», anzi accusa questo modo di raccontare le cose di aver contribuito a dare un’immagine falsa, la quale a sua volta, in una spirale perversa, si è riflessa sui valori immobiliari della zona, provocandone la caduta. E quello sì, dicono, deprime un quartiere che è ricco di iniziative e di energie, melting pot, cioè miscela di etnie, ma anche in positivo.

In effetti, a guardarla dalla sua strada principale, via Vittorio Veneto, Saione non dà certo l’idea di una Scampia (ammesso che Scampia sia metafora di degrado) in salsa aretina. Il boulevard è ampio, frequentato, pieno di bei negozi, i più eleganti della città fuori dal centro. Certo, ci sono anche gli albergucci e le vetrine equivoci, ma nel complesso tiene il volto dignitoso con cui la strada fu concepita e si è sviluppata dagli anni ’50 in avanti. In parallelo corre viaMasaccio, che al contrario è una tranquilla strada di villette d’epoca dove resta insediato un ceto medio (e anche una borghesia) di onesto benessere.

Di zone così, nel perimetro di Saione, se ne potrebbero descrivere molte altre, ad esempio l’area di recente edificazione sorta nella parte bassa di via Vittorio Veneto, insieme al supermercato Coop, dalla ristrutturazione di quello che fu uno dei primi stabilimenti della UnoAerre. Alla fin fine, i punti davvero critici si contano sulle dita delle mani: Campo di Marte, dove una fetta della meglio borghesia aretina ai piani alti convive col degrado in basso dei giardini dietro la stazione e dei meandri del grande complesso in cui di recente sono state installate le cancellate come misura di sicurezza, il confine del quartiere verso il Pionta, l’assedio etnico attorno alla via Piave della mega-rissa di Ferragosto 2017, la zona di Piazza Zucchi e bar vicini, dove lo spaccio resta saldamente insediato.

Anche qui, però, dicono residenti e commercianti, l’aumento dei controlli delle forze di sicurezza ha ridotto i rischi: più volanti, più uomini sul campo hanno molto ridotto degrado e piccolo crimine di strada. Resta il profilo sociale di un quartiere che è profondamente cambiato negli ultimi anni. Molti aretini o italiani di origine si sono trasferiti in altre zone, tanti hanno venduto ma soprattutto affittato alle etnie di immigrazione. Il che ha fatto di Saione la più multietnica delle aree cittadine.

E’ una convivenza non sempre facile fra mentalità e culture diverse, ma non siamo certo al clima plumbeo delle banlieu parigine. C’è spazio insomma perchè il quartiere si liberi dei luoghi comuni che lo circondano e anche del degrado vero dove c’è. Il microcrimine, anche d’immigrazione, non è una condanna eterna. I residenti che protestano contro la cattiva immagine ci credono, il resto della città ci spera. Anche le agenzie immobiliari: venderebbero più case e a prezzi migliori.