Precipita con l'aliante e muore: lo stesso destino del fratello, dieci anni dopo

La vittima si chiamava Enzo Acanti, era partito dall'aviosuperficie Budini Gattai vicino Montecchio. L'allarme da un testimone. Aperta un'inchiesta sul caso

Enzo Acanti

Enzo Acanti

Arezzo, 18 marzo 2019 - E’ precipitato come il fratello, dieci anni dopo, su un velivolo che si è piantato in fase di decollo. Enzo Acanti, 73 anni, di Faella, comune di Piandiscò-Castelfranco, non si era fatto intimorire dalla tragica fine di Roberto, detto «Canarone», sette anni più grande, il cui ultraleggero si era schiantato sulla pista di Cavriglia il 13 settembre 2009.

Non ci pensava proprio che a lui potesse toccare lo stesso destino nel primo pomeriggio di una domenica ventosa di marzo, ai comandi del suo aliante, praticamente sulla pista dell’aviosuperficie di Sant’Apollonia, comune di Castiglion Fiorentino, nel cuore della pianura della Valdichiana. E’ andato in stallo e non è più riuscito a riprendere il controllo, cadendo da un’altezza di 150 metri su un campo nel quale stanno appena cominciando a spuntare le piantine di grano.

L'aliante caduto a Castroncello
L'aliante caduto a Castroncello

I particolari li racconta Antonello Budini Gattai, l’unico testimone, nonchè il proprietario della superficie di volo, attrezzata proprio per gli alianti e gli aerei storici, nel pieno della bonifica settecentesca, in un paesaggio nel quale si stagliano le antiche leopoldine dell’agricoltura mezzadrile e sullo sfondo il castello medioevale di Montecchio.

Erano soli Enzo Acanti e Budini Gattai, ex pilota civile, appartenente alla nobile famiglia fiorentina che fu padrona, e ancora in parte lo è, di una bella fetta di Valdichiana. Il valdarnese era alla cloche del suo aliante, pronto a levarsi in volo, il gestore dell’aviosuperficie 800 metri più avanti, nei pressi della rimessa dei velivoli, al posto di manovra del verricello che governa illungo cavo attraverso il quale avviene il decollo.

Pareva tutto a posto, anche perchè il vento bello teso era quello ideale per un velivolo che non ha motore, solo la forza fornitagli dalle correnti d’aria. Acanti ha dato l’ok, Budini Gattai, come spiega lui stesso, ha avviato il verricello. L’aliante è venuto su per qualche centinaia di metri, si è alzato da terra, ma qualcosa è andato storto. A quel punto, dice ancora il gestore, il settantenne avrebbe potuto proseguire dritto per poi atterrare in fondo alla pista. Invece ha virato a destra, controvento. Una scelta che lo ha lasciato senza spinta per continuare nel volo.

E’ stata questione di un attimo: il velivolo si è piantato ed è precipitato, senza lasciare scampo al pilota. COS’È che non ha funzionato? Vai a capirlo, neppure Antonello Budini Gattai sa dirlo a caldo. Di sicuro c’è solo che Enzo Acanti non era un pivello, ma un pilota appassionato ed esperto, socio dell’aviosuperficie che frequentava abitualmente.

Ci sta l’errore, insomma, come ci sta il guasto o un misto dei due scenari. Stabilirlo toccherà al Pm aretino di turno, Angela Masiello, che dopo i primi accertamenti svolti dai carabinieri di Castiglion Fiorentino e dai vigili del fuoco, ha autorizzato la rimozione del cadavere, adagiato nel campo, tra le piantine di grano, quando i primi soccorritori, giunti con un’ambulanza del 118, si sono resi conto che non c’era più nessuno da rianimare, che la picchiata aveva ucciso Acanti sul colpo.

Una sorte che lo accomuna al fratello più grande, quasi sui due incombesse un fato da tragedia greca. Il volo, la passione di entrambi, che ha inghiottito prima l’uno e poi l’altro come un dio maligno che esige ancora sacrifici umani.