Scuola, assunto dopo diciotto anni di precariato: e 40 i maestri beffati

In due giorni 120 nomine in ruolo, saliranno a circa duecento con le graduatoria. Le attese record e il paradosso infinito dei prof senza laurea

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Arezzo, 22 agosto 2019 - Ha aspettato 18 anni. Diciotto anni, presentandosi ogni volta in provveditorato per conoscere il suo destino. Punteggi, graduatorie, anni di lezione spesso integrali: ma precario, secondo la formula della scuola, che da una parte somiglia al lavoro vero e dall’altra è quanto di più lontano ci sia dal lavoro vero. Fino a ieri: quando ha strappato finalmente il contratto della vita.

E’ un insegnante di educazione fisica: il nome non lo abbiamo ma se volesse siamo qui, pronti a farcene raccontare la storia. E’ uno dei 120 insegnanti che hanno scalato il posto fisso: la prima parte di una super assunzione che dalla parte dei banchi non manca mai. Sono tutti entrati dal canale del concorso: quasi altrettanti entreranno dal canale delle graduatorie.

Un po’ meno, perché non dappertutto le graduatorie forniscono professionisti. Comunque un fronte di almeno 200 nuovi insegnanti, che poi andranno ad unirsi con le centinaia di incarichi da distribuire a settembre. Tra cui colleghi e amici del nostro prof di educazione fisica, che almeno per un anno potrà togliersi la soddisfazione di guardarli dall’alto in basso, anche se chi passa da un percorso così non lo farebbe mai.

Il pianeta scuola, anche per merito del provveditorato impegnato pancia in terra, ha ripreso a girare: e non è il solo. Perché nell’altro piatto della bilancia c’è la situazione sempre più paradossale dei maestri senza laurea. Ricordate? Presi, mollati, con un titolo di studio abilitante poi bocciato da giudici: ultima spiaggia la sentenza nel merito dei Tar.

Bene, abbiamo scoperto quanti sono a vivere l’ultima beffa. «Dalle nostre stime – spiega dalla Cgil Maurizio Tacconi – saranno almeno una quarantina quelli che riceveranno la nomina in ruolo attraverso le graduatorie». Nomine in ruolo e quindi inizio di prova. Fino a ottobre, quando il Tar prenderà posizione. Non l’incarico in sè e per sè: perché per fortuna i decreti tutelano le classi, che non saranno «scosse» a metà anno come i cavalli del Palio di Siena.Ma l’incarico da indeterminato diventerà determinato. E non solo.

Perché sono tutti insegnanti che lavorano almeno nella scuola paritaria. Se ti chiama lo Stato, che fai? Lasci tutto e sposi la certezza del posto fisso: peccato che di fisso ci sia un velo di colla, pronta a sciogliersi al sole d’estate. Una scelta difficile e amara. E che per alcuni è obbligata. Perché il concorso riservato, la pezza per sanare un «buco» del quale loro non hanno alcuna colpa, ci accedevi solo con due anni di insegnamento statali nel biennio precedente.

Una trentina li avevano e ora entreranno in pianta davvero stabile. Gli altri no e saranno anche fuori dalle graduatorie. Pazienza, ci sono i concorsi in arrivo? «Mah, con la crisi di Governo...». Tacconi da sindacalista deve raccontare il bicchiere mezzo vuoto. Certo di spumante neanche una goccia.