Scenari inquietanti da un dossier di Libera

Corruzione, l’inarrestabile aumento del traffico di droga, la crescita della mafia nigeriana in vallata: si presenta il lavoro di Fulvio Turtulici

Migration

di Sara Bracchini

La corruzione, l’inarrestabile aumento del traffico di droga, la crescita della mafia nigeriana e il consolidamento della ndrangheta. Sono queste le evoluzioni delle mafie nel territorio raccontate nel terzo dossier curato dal coordinamento di Libera Valdarno "Trame criminali-indagini e inchieste nel corso del 2019" che sarà presentato stasera alle 21 in piazza Vittorio Emanuele a Castelfranco alla presenza del vice presidente della magistratura David Ermini e del procuratore della Repubblica di Arezzo, Roberto Rossi. "Il testo potrebbe apparire già datato e invece non è così, perché il valore del nostro lavoro riteniamo sia dato proprio dalla consapevolezza e dalla conoscenza di un fenomeno seguito attentamente durante il suo evolversi" afferma Fulvio Turtulici , autore della ricerca. Dal dossier emerge in tutta la sua drammaticità il problema della droga nel territorio che diventa un’importante centrale di scambio e di organizzazione del traffico di sostanze provenienti principalmente dal porto di Livorno. Un sistema messo in luce da un filone della recente inchiesta della Dda di Firenze denominata "Keu". Nel giugno del 2019 fu portata a termine un’operazione contro la camorra e il clan di Secondigliano che ha consistentemente operato in Valdarno con attività immobiliari e riciclaggio di denaro.

Nel dicembre 2019 un arresto legato alla mafia nigeriana, avvenuto di notte in pieno centro a Montevarchi, ha confermato la presenza delle mafie straniere nel territorio, realtà legate principalmente alle attività di spaccio, prostituzione e riciclaggio. "L’importanza del lavoro di ricerca e di osservazione attenta dei fatti ci ha permesso di intuire già prima del 2019 e ancora di più in quell’anno la pericolosità in Valdarno delle famiglie fiancheggiatrici delle cosche dei Grande Aracri e dei Gallace – racconta Turtulici – seppur non valutandone ancora a pieno la consistenza criminale".

Nel marzo di quell’anno, nel giro di pochi giorni, la guardia di finanza di San Giovanni Valdarno individuò un imprenditore valdarnese che aveva solo formalmente trasferito la propria residenza all’estero, ma attraverso un gruppo di imprese intestate a prestanomi, operava nella produzione e commercializzazione di calzature di alta moda. La Guardia di finanza ha smembrato l’intera organizzazione, con tanto di holding e società controllate.