Scale immobili: ko dall'alluvione con danni pesanti, bus sostitutivi

Perdita di 135 mila euro ma ogni anno la manutenzione viaggia oltre i centomila euro. Pezzi di ricambio arrivati: possibile riapertura entro 15 giorni

Le scale mobili

Le scale mobili

Arezzo, 24 settembre 2019 - Dell'accesso a nord resta il nord: l’accesso da due mesi è ad ostacoli o semplicemente destinato a polpacci forti. Perché le scale mobili, l’invenzione felice che dal 2004 consente di salire in comodità fino alla città alta che più alta non si può, sono immobili. Immobili o quasi da quel 27 luglio, quando il dio della pioggia aprì di colpo tutte le docce, allagando la città. Una delle conseguenze era stato il naufragio delle scale mobili.

«Ce ne ha messe fuori uso – commenta il presidente di Atam Bernardo Mennini – dodici su dodici: un danno incalcolabile». Anzi calcolabile, anche se con un velo di commozione: 135 mila euro. E tutto per una gestione che già di per sè costa ogni anno oltre centomila euro di manutenzione: perché problemi, un tempo di crescita e oggi di vecchiaia, li hanno sempre avuti. Centomila euro, sotto il sole e senza sgambetti del destino.

Stavolta è il disastro. Che ha colpito e affondato le rampe esterne, fragili perché senza copertura e quindi in balìa degli elementi. Ma anche quelle interne, che invece hanno il loro bravo tetto di muratura. Da allora via via qualcuna è ripartita, magari provvisoriamente e secondo i lavori: ma il percorso è rimasto in gran parte accidentato.

«Purtroppo anche le scale interne hanno pagato la conformazione della strada: la discesa che arriva dal Prato fa una deviazione che indirizza l’acqua precisa nel tunnel». Ci sarebbe una via alternativa, quella in mattoncini lungo la struttura: ma l’acqua segue l’istinto e il profilo della collina.

Su quello la soluzione è stata studiata in accordo con il Comune. «Un dosso, un cambiamento di pendenza, qualcosa che impedisca di fare del tunnel un raccoglitore di acqua piovana e di detriti». Sul resto sono ripartiti quasi da zero, anche se i tempi a questo punto dovrebbero essere brevio. I pezzi di ricambio sono arrivati, manca l’esecuzione concreta dei lavori. «Forse in quindici giorni sarà tutto a posto».

Nell’attesa ogni evento è stato supportato con i bus navetta. Paradossali, perché al posto della linea retta da via Pietri al Duomo c’è da fare una curva infinita da San Clemente alla città alta. Ma pur sempre un’alternativa, tra l’altro quando c’è abbastanza frequentata. Impossibile però rimuovere il disagio quotidiano. In particolare degli anziani, costretti ad arrampicarsi su al di là delle loro forze.

E’ vero: una volta l’accesso meccanizzato a nord, frutto della giunta Lucherini e dell’allora assessore Ghinelli, non c’era. Però da allora i flussi e gli spostamenti si sono adeguati e la differenza si sente. Pesante nei giorni della Giostra e della Fiera di settembre. Ma ora la lotta contro il tempo è sugli eventi di autunno.

Il mercato internazionale è più a sud ma la chiusura contemporanea dell’Eden a volte costringe a fare di necessità virtù. E soprattutto per la città di Natale, che da metà novembre dovrebbe tornare a rovesciare fiumi di turisti in via Pietri. E allora, almeno per allora le vecchie scale dovranno battere un colpo.