Sanità, salgono a nove i reparti senza primario. Usl: "Interventi subito ma qualità alta"

Enrico Desideri ammette che la situazione è complessa e punta alle nuove nomine. Il quadro dei vuoti e dei nomi settore per settore. Caldora verso la San Giuseppe

Enrico Desideri

Enrico Desideri

Arezzo, 9 gennaio 2019 - «Certo è una situazione impegnativa»: nel linguaggio di Enrico Desideri, sorriso d’ordinanza e ottimismo al comando, non è un grido d’allarme, è quasi uno strillo. «Sono usciti professionisti di grido». Ma recupera subito, snocciolando il meglio della sua carica. Sul tavolo l’ospedale «groviera»: non in termini di servizi ma di primari, navi magari efficienti ma senza comandanti, se non provvisori.

«I concorsi sono partiti, sugli altri mi batterò tutti i giorni perché si faccia presto. E in ogni caso, siatene certi, la qualità del servizio non scende: restiamo la Asl che ha messo a segno i risultati migliori in Toscana e in Italia in termini di salute e calo di mortalità». Intanto però il groviera si arricchisce di buchi. I reparti o servizi «decapitati» risultano nove.

Gli ultimi scoperti? La salute mentale, che era guidata da Giampiero Cesari e ora è affidata a Michele Travi. Facente funzione, coppia di termini che ormai ha quasi il suono del primario. Peccato che primariato non sia. Già, ma a chi dice che le nomine scivolano per risparmiare sui ricchi stipendi dei dirigenti? «Macché – replica Desideri – volete mettere la tranquillità di un reparto con una situazione di personale consolidata?». No di certo vista da lui, forse vista dai ragionieri un po’ meno. Ma torniamo a bomba.

L’altro reparto che era sfuggito al nostro setaccio di ieri era il centro trasfusionale: Pierluigi Liumbruno, sorriso rasserenante quasi quanto quello di Desideri e in pensione dall’inizio dell’anno. Per ora non risulta neanche un facente funzione ma arriverà presto. Gli altri? Di ortopedia si sa: Patrizio Caldora si è dimesso. («Peccato – dice Desideri – ha fatto grandi cose»). Voci insistenti tranquillizzano i pazienti aretini, rimarrà in zona, sembra certo il suo passaggio alla clinica S.Giuseppe. Lo sapremo presto. Probabile facente funzione Roberto Redi, già nei periodi di assenza del «capo» lo aveva degnamente sostituito.

A chirurgia l’interregno si trascina da anni, l’attuale facente funzione Marco De Prizio, a lungo al centro di un contenzioso con l’azienda, è a tutti gli effetti un primario («e sta lavorando benissimo» aggiunge Desideri) meno che per l’ufficialità. A ginecologia l’ultimo primario è stato Franco Lelli, che in pratica aveva indicato anche il nome dell’erede, Ciro Sommella: che ora passerebbe volentieri da facente funzione a effettivo.

In gastroenterologia una volta uscito Fabrizio Magnolfi le responsabilità, ma non ancora il titolo, sono passate a Marco Rossi. A neurologia sono senza primario dai tempi di Paolo Zolo, è Giovanni Linoli a guidare la barca. A nefrologia dopo le dimissioni di Ennio Duranti è Alvise Mencherini ad averne ereditato le funzioni. A oncologia situazione complessa: dopo Sergio Bracarda, il direttore del dipartimento è Enrico Tucci ma le funzioni sono passate a Simona Magnanini.

Un puzzle complesso, nel quale le professionalità sono di prestigio ma la chiarezza della rete non troppo. «Ma occhio – insiste Desideri – qui abbiamo lavorato nella situazione più difficile: una Usl enorme ma con risorse legate al numero dei pazienti. E lo stesso faremo ora: i nostri medici e il nostro personale fanno sistema, alla fine conta più dei primari».

Quindi ci rinunciamo? «Ci mancherebbe altro: le procedure concorsuali sono infinite, non si trovano i commissari, ruolo poco remunerativo. I nomi vengono estratti, scattano le rinunce e i tempi si allungano». E nel groviera i buchi rischiano di sorpassare il formaggio. «Ma ne usciremo» assicura Desideri. E non si riferisce nè alla pensione nè alle dimissioni.