"Salvati dal made in Italy" La scommessa della qualità

Papini: "Puntare sul valore aggiunto è stato decisivo con la concorrenza". Il nodo del rapporto diretto tra il lavoro e le aziende: una nuova agenzia

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"La pandemia, il conflitto in Ucraina, ci hanno messo di fronte a due realtà: la prima è che tutto ciò che diamo per certo può mutare da un momento all’altro, la seconda è che siamo bravi ad adattarsi, ma non basta", il segretario di Confartigianato Alessandra Papini, guarda al futuro del settore manifatturiero orafo con speranza ma con la consapevolezza che sia necessario un cambio di rotta.

Papini, i numeri del 2021, parlano di un export in ripresa..E’ questa la realtà effettiva che state constatando?

"Sì, ma è vero anche che negli ultimi mesi stanno pesando due variabili: la guerra alle porte dell’Europa, le difficoltà nel raggiungere alcuni mercati e l’aumento de costi della materia prima e dell’energia che pesa sulle nostre imprese artigiane".

Ci sono poi tutti i rischi legati alla concorrenza...

"Abbiamo superato la fase più complessa della competizione internazionale, portando i prodotti delle nostre imprese ad un livello di qualità molto alto, inimitabile. Abbiamo puntato sul valore aggiunto del "made in Italy", ma non dobbiamo abbassare la guardia".

Cosa suggerisce in una fase decisiva per intercettare la ripartenza?

"Di cogliere tutte le occasioni che abbiamo a disposizione, rimanere al passo con l’innovazione tecnologica. Il governo ha appena varato un rafforzamento dell’industria 4.0 che sappiamo tutti come sia stata una iniziativa importante per le aziende che hanno avuto la possibilità di rinnovare i macchinari e i processi produttivi"

Quali le possibilità che si possono aprire per le aziende?

"Con questa nuova iniziativa verranno rafforzati i crediti di imposta per l’acquisto dei beni immateriali. Ci saranno risorse sulla formazione che rimane sempre l’argomento centrale per lo sviluppo".

Da poco avete aperto un’agenzia del lavoro, di cosa si tratta?

"Proprio in parallelo con la formazione sentivamo il bisogno di creare un luogo dove la domanda e l’offerta del lavoro si incontrassero. In questo modo saremo sempre aggiornati sulle esigenze delle aziende e sulle proposte che ci sono sul mercato".

Siete sicuri di riuscire ad esaudire le richieste che arrivano dalle aziende? E’ una fase nella quale altri settori rispetto a quello orafo fanno fatica..

"E’ evidente che qualcosa non abbia funzionato in questi ultimi anni in tutto il sistema scuola, formazione e orientamento nella nostra provincia"

Come ovviare?

E"’ altrettanto evidente che oggi lo scollamento tra la formazione scolastica e le necessità di un’azienda, in questo caso orafa, è in parte colmato grazie al lavoro di organizzazione come la nostra quello degli stessi istituti sempre più legati al mondo produttivo".

Primo giorno di fiera, a volte quello decisivo per misurare il trend di una manifestazione: che sensazioni ha avvertito tra gli stand?

"Intanto la grande emozione di rivedere Arezzo Fiere tirato a lucido per una manifestazione internazionale, poi quella sensazione di normalità che ci eravamo quasi dimenticati, gli operatori che tornano a stringere relazioni umane, la possibilità di vedere e toccare con mano il prodotto. Siamo davvero grati a Ieg che non ha mai smesso di credere ed investire in questa fiera anche nei momenti più bui: è soprattutto a lei che dobbiamo ora questa primavera".