Ritirata epidemia: i casi in picchiata

Ieri 58 e con quasi 1300 tamponi. Il totale dei positivi scende sotto tremila. Ospedale, calano i ricoveri

Migration

di Alberto Pierini

EZZO

La ritirata stavolta è partita davvero. I contorni, senza squilli di tromba o annunci eclatanti, c’erano da giorni. Racchiusi in una curva che continuava ad appiattirsi, specie nel confronto tra una settimana e l’altra. Ma ora il segnale è fragoroso. Anche ieri sono stati registrati in provincia 58 casi: quindi meno di lunedì (erano stati 62) e su un bacino di tamponi nettamente superiore (1282) anche se non altissimo. Volete un confronto ancora più plastico? Due domeniche fa avevamo registrato 348 casi: sembra passata un’era geologica, in realtà sono passati solo dieci giorni. E in dieci giorni siamo quasi ad un settimo del dato di allora.

Elementi che fanno schizzare ma finalmente verso il basso tutti i parametri. Resta ridotta la media tra i nuovi positivi e i tamponi: il grafico mostrato dal sindaco la inchioda sotto il 5% ma teniamo presente, sempre dai dati ufficiali, che nella regione rimane di 8.14, quindi molto più bassa di prima ma quasi al doppio di Arezzo.

Non solo: il numero dei casi su centomila abitanti precipita a 17, contro il 25 medio della Toscana. Tutto questo per dire due cose. La prima è che i dati aretini, che ad un certo punto del percorso erano parsi quasi incontrollati malgrado la Asl assicurasse il contrario, sono bruscamente tornati sotto i livelli di emergenza. E che si sta riaprendo la forbice di primavera, quella tra Arezzo e buona parte della Toscana, anche se continuiamo a stare un po’ peggio delle "cugine" di Asl, Siena e Grosseto.

In parallelo c’è l’escalation dei guariti: qui siamo avanti a tutti e del resto è inevitabile. considerando quanti contagiati avevamo inanellato. E spunta uno di quei dati che profuma di uscita dal tunnel: i positivi in assoluto, quelli naturalmente ancora "attivi", sono oggi 2862. Siamo scesi sotto quota tremila ma due settimane fa eravamo alle soglie dei cinquemila. Un mondo che fatichiamo a ricordare, anche perché ha avvelenato la vita di tante famiglie, da quelle che hanno perso uno dei loro cari a quelle ancora in isolamento. Ma che oggi ci consente di misurare quanto abbiamo camminato. La zona rossa, diciamolo chiaro e forte, pur con tutti i suoi limiti, sta pagando e pagando bene.

Aspettiamo il colpo di reni dell’ospedale. In parte è già arrivato: ieri l’area Covid è scesa a 109 pazienti, mentre la terapia intensiva è rimasta a 23. Ma ancora è un allentamento della morsa che si misura sulle piccole cifre, ancora in fondo i reparti restano strapieni, con tutto il peso che questo comporta ad un personale straordinario quanto stremato. Forse tra qualche giorno potremmo assistere ad un dietrofront reale anche al San Donato. Di sicuro il famoso Rt, il tasso di contagi, sta continuando a scendere, inutile dire quanto perché sarebbe come giocare i numeri al lotto.

Ma nella scelta sul passaggio a zona arancione,no addirittura gialla ,la pressione sull’ospedale, e in particolare sulla terapia intensiva, ha un peso determinante. Mentre gli altri valori vanno tutti in discesa. Venti i casi in città, un po’ più di lunedì ma la linea resta quella giusta. E la percentuale dei positivi ancora a domicilio si mantiene all’88%, una "cintura" di sicurezza che per tutta questa la seconda ondata ci ha sempre difeso. Tanti restano a casa perché contatti: ancora 4630. Dal padiglione di Arezzo Fiere continuano a partire disposizioni di quarantena. Che fanno male a chi le riceve ma disegnano un contagio tenuto al guinzaglio. Dopo che era stato lui a metterci in scacco.