Ripartenza, la Fase 3 di Ghinelli: "Maxi-isola pedonale, Piero gestito da noi"

«Tavolini, un test poi weekend fissi come in Europa: così più turisti» Sulla cultura: noi a gestire gli affreschi. Sanità? Al S.Donato le specializzazioni, il resto ai privati

Alessandro Ghinelli

Alessandro Ghinelli

Arezzo, 31 maggio 2020 - «Difficoltà evidenti ma ne usciremo». Non perde l’ottimismo il sindaco Alessandro Ghinelli che traccia le linee guida della città che verrà.

Il Covid impone una svolta, non crede? «Ne sono convinto, è indispensabile un nuovo modello di crescita che preveda anche un ridimensionamento dei bisogni. La pandemia, almeno lo spero, ci ha insegnato che occorre guardarsi dentro. Ripartiamo da qui».

Cosa intende per ridimensionamento? «Meno frenesia, meno sfruttamento del suolo, meno traffico automobilistico, meno emissioni».

E questi meno, come li coniuga all’Arezzo della fase 3? «Si è guardato intorno questo fine settimana? Cosa ha visto?».

I tavolini fuori... «E’ la superficie. Ma al fondo c’è proprio questa idea diversa di città. La pedonalizzazione del fine settimana è un test per capire l’entità di un cambiamento che vorrei consolidare».

Città pedonale? «Via Roma, Madonna del Prato, il Corso, il reticolo delle strade intorno, insomma un centro in gran parte pedonalizzato come nelle grandi città europee. Questo nei giorni del weekend, con orario esteso».

Il commercio ci sta? «Ridurre l’utilizzo dell’auto va a vantaggio di tutti e anche dello shopping. L’auto si lascia al parcheggio e in centro si viene a piedi. E lo diciamo ai turisti».

In che senso? «Un messaggio che parte con la Fondazione: Arezzo è pronta, è pedonale, ti garantisce un’offerta culturale e artistica, non perdere l’occasione di venirci a trovare».

Il turismo è un chiodo fisso... «Resta asse portante anche in quest’anno disgraziato. Avremo visitatori italiani perché c’è la spinta al divertimento come dimostra il boom sbagliato della movida. Ma abbiamo idee per la fase 3».

Ad esempio? «Abbiamo chiesto al ministero la gestione degli affreschi di Piero, di Casa Vasari e dell’archeologico, oggi affidata a Munus in prorogatio. L’idea è di fare una politica diversa, un biglietto unico per un percorso che partendo da Piero si allarghi agli altri tesori che la città possiede».

Altro ancora? «L’anfiteatro come luogo deputato a ospitare grandi eventi, concerti, commedie. E l’auditorium del palaffari come polo attrattivo del turismo congressuale. Infine, mi sgolo con gli altri sindaci per creare una sinergia provinciale: Arezzo al centro, ma dal capoluogo gite e viaggi nelle vallate».

Restiamo sull’Arezzo che verrà. Che ne pensa del modello sanitario? «Va riformato. Occorre trasferire le patologie minori alla sanità privata e conservare al San Donato le specialità per far tornare il nostro ospedale ai livelli di qualità che aveva prima».

Nell’immediato a cosa pensa? «A sostenere le imprese, il commercio, l’economia che sta male. E’ per questo che abbiamo messo in piedi una manovra da oltre 4 milioni».

E le elezioni? «Spero ci siano il prima possibile».