Rincari di guerra: pasta, farina, latte e frutta

Da febbraio a marzo balzo per i prodotti chiave della tavola, frena il pane, "fiammata" di benzina e diesel. Ma c’è anche l’effetto bollette

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di Alberto Pierini

Almeno un ministero lavora per noi. E’ quello per lo sviluppo economico, che oltre alle proprie attività istituzionali è diventato ormai un osservatorio efficacissimo sul fronte dei prezzi. Lo è da anni tra pompe di benzina e di gasolio, in una mappatura aggiornata dagli stessi gestori e che fotografa le tariffe distributore per distributore. Lo è diventato anche sul piano della spesa, come notava ieri Arezzo Notizie: andandosi ad aggiungere al lavoro condotto quotidianamente dall’osservatorio sul Comune. Prezzi non generici ma misurati sul campo, quello delle singole province, alla fonte dei nostri conti.

Quindi? Diventa un primo termometro ufficiale del rimbalzo dei prezzi seguito alla guerra in Ucraina. Sì, perché l’ultimo aggiornamento definisce i ticket alla fine di marzo: ad un mese e qualcosa dall’inizio del conflitto, scoppiato il 24 febbraio. E le differenze sono corpose: tanti prodotti chiave della tavola registrano un netto balzo in avanti. Tutto appeso alla tragedia che divide l’Europa? No, è chiaro.

Ad esempio cresce anche lo tsunami legato alle bollette, il cui effetto monta come una valanga. E che costringe imprese grandi e piccole ad agire sulla leva dei prezzi per recuperare le spese, anche se con attenzione a non uscire dal mercato.

Ma le tracce della bufera ci sono tutte. Intanto naturalmente sul fronte dei carburanti. Marzo è il mese della "fiammata", virgolette necessarie ad evitare drammatici equivoci, dei prezzi sulla benzina e sul gasolio. Il balzo oltre i due euro al litro, la rincorsa del diesel sulla verde: e quindi le conseguenze pesanti sul trasporto delle merci, da cui passa una bella fetta degli euro o dei centesimi di rialzo al mercato o nei negozi.

I dati. Il ministero fornisce tre dati, un prezzo minimo, uno massimo e uno medio, ed è quest’ultimo che prendiamo come parametro. Nel confronto tra febbraio e marzo l’escalation colpisce settori fin dall’inizio indicati tra quelli critici. La farina ad esempio, con un aumento di quasi il 9% su 30 giorni: nei fatti pochi centesimi ma la differenza è palpabile. Stesso discorso per la pasta, la cui crescita è del 5,6%: i produttori aretini avevano indicato subito quanto il ritocco fosse inevitabile e così è andata. Sempre a tavola gli aumenti più netti sono sull’acqua minerale (+15,4% sulle confezioni da sei bottiglie) e sul latte parzialmente scremato (+7%), uno dei più diffusi. Stabile o quasi la carne, in netta salita l’olio d’oliva (+2,8%) e soprattutto quello di semi (+13%).

Non tutto cresce, almeno il prezzo medio del pane fresco rallenta. Ma cresce sì l’ortofrutta: dalle mele (8%) alle patate (4%), dalle carote (4%) alle banane (12%) alle arance e ai limoni. Un carrello della spesa sempre più pesante, in una morsa che parte dal costo dei carburanti e arriva alle difficoltà di reperimento di alcune materie prime (pensiamo al grano) che anche dalla guerra trovano un abbrivio. Prossimo test su aprile, che dovrebbe almeno giovarsi del raffreddamento del prezzo della benzina o del gasolio. I pallottolieri del ministero sono già in movimento per fornire gli aggiornamenti, girano che è una bellezza. E non sono i soli.