Retroguardia dei vaccini: indietro in Toscana e nella Asl, ultimi in Italia

I cicli completi sono il 40% della popolazione residente, 11 punti di distacco da Siena, 4 da Grosseto e dalla media regionale, fra gli otto e gli undici dal dato nazionale

 Vaccini

Vaccini

Arezzo, 26 luglio 2021 - L’onda lunga delle prenotazioni innescata dal discorso di Draghi (vaccinarsi o morire) non si traduce ancora, almeno per gli aretini, in dosi effettive somministrate. E questa provincia continua a restare non solo la maglia nera della Usl sud-est, non solo una di quelle della Toscana, che già sta in basso di suo, ma anche uno dei fanalini di coda d’Italia.

Neppure regioni tradizionalmente in sofferenza, e non solo per la sanità, come Sicilia e Calabria, hanno numeri bassi come quelli di Arezzo. Forse, qualcuno dovrà dare prima o poi una spiegazione, dire del perchè non si riesca a modificare un trend che è costante da febbraio per cifre da retroguardia regionale e nazionale. Un recupero c’è stato ma soltanto in numeri assoluti, le percentuali continuano a essere brutte.

Se il ritmo dovesse rimanere questo, c’è il rischio di mancare l’obiettivo dell’immunità entro settembre che pareva a maggio un obiettivo ampiamente raggiungibile. Invece, numeri alla mano, senza un’accelerazione serviranno dodici settimane per arrivare in fondo, no vax a parte. Significa sconfinare in ottobre, che è già un periodo a rischio, con le scuole aperte e le fabbriche in pieno lavoro.

Ma torniamo ai dati. Quelli se non ufficiali almeno ufficiosi del portale regionale. Bene, alle 18 di ieri i vaccinati aretini a ciclo completo erano 137 mila e spiccioli, ossia il 40 per cento della popolazione residente. Per salire bisogna andare alla popolazione vaccinale, cioè gli under 12, che sono 305 mila. In quel caso il rapporto cresce al 44 per cento. Roba che a Siena non vedono nemmeno.

Loro sono a 136 mila doppie dosi (un po’ meno in termini reali, ma non percentuali perchè i residenti sono 70 mila in meno) che vuol dire aver già scollinato la metà della popolazione totale, per un dato del 51,1%, il più alto della Toscana, al livello e anche sopra delle migliori regioni come la Lombardia, che sta al 48 per cento di cicli completi, ossia di persone messe teoricamente al sicuro.

E’ vero che i cugini del Palio possono contare su un doppio forno, non solo quello dell’azienda sanitaria, ma anche l’altro del policlinico universitario delle Scotte che è autonomo, ma undici punti di differenza dentro la stessa Usl restano un’enormità. Arezzo del resto è indietro anche nel confronto con Grosseto, che con 98 mila vaccinati completi è al 44 per cento.

La domanda è sempre la solita: come sono possibili dati così difformi in un territorio che dovrebbe essere omogeneo da Sestino fino al Giglio? Cresce anche la forbice del distacco con la media nazionale: 8 punti, contro i 7 di una settimana fa a considerare i numeri più benigni, ossia il 48 e spiccioli per l’intero paese, ma nel quadro del Sole 24 ore siamo addirittura al 50,6 per cento della penisola, cioè 11 punti sotto.

La distanza dalla media toscana (il 44 per cento) è un po’ meno impietoso, ma salta sempre all’occhio. Con tutti i dubbi che ne nascono: o sono sbagliati i numeri o qualcosa non funziona. Le distanze, del resto, ci sono anche sulle prime dosi, quelle che consentono una protezione almeno parziale dalle conseguenze gravi del Covid.

Ad Arezzo quelli che hanno questo abbozzo di assicurazione erano, sempre alle 18 di ieri, quasi 187 mila, il 55 per cento dei residenti e il 61,2 della popolazione vaccinale. I senesi nella stessa condizione sono il 67 per cento, i toscani il 59, gli italiani fra il 58 e il 63 a seconda delle fonti utilizzate. Comunque sia, anche in questo caso quello di Arezzo è un trend al ribasso. Perchè?