Rebus autobus, Dindalini: "Pronti a cambiare orari ma aspettiamo i presidi"

Il numero 1 di Tiemme: «Con il nuovo decreto del governo per noi non cambia nulla ma siamo disponibili a ragionare degli eventuali scaglionamenti»

Massimiliano Dindalini, presidente della Tiemme, a bordo di uno dei ’suoi’ autobus

Massimiliano Dindalini, presidente della Tiemme, a bordo di uno dei ’suoi’ autobus

Arezzo, 21 ottobre 2020 - «Per noi, con l’ultimo decreto del presidente del Consiglio non cambia nulla. Discorso diverso se alcune scuole decidessero di prevedere entrate e uscite in orari diversi da quelli attuali. A quel punto saremmo pronti a metterci a lavorare insieme per una nuova organizzazione del servizio».

Massimiliano Dindalini, presidente di Tiemme attende di capire meglio, così come i dirigenti scolastici, la portata dell’ultimo provvedimento del governo per il contenimento della pandemia. Misure che sono un compromesso tra quanto sarebbe necessario per un cambio di rotta alla curva epidemica e ciò che può consentire al Paese di continuare a funzionare in attività essenziali come lavoro e scuola. Il grande assente del Dpcm presentato domenica sera dal premier è però il trasporto pubblico, menzionato appena.

Eppure autobus e treni sono luoghi in cui si può facilmente creare la calca, specialmente negli orari di punta. Ma non è stata introdotta alcuna limitazione ulteriore alla capienza dei mezzi pubblici, né alcuna restrizione relativa all’affollamento sulle banchine, dunque si può presumere che il distanziamento fisico faticherà a essere rispettato a bordo. Problemi che riguardano principalmente le città metropolitane, anche se i numeri del contagio ad Arezzo e provincia cominciano a essere un campanello d’allarme da non sottovalutare.

«All’inizio sembrava che l’orario delle 9 per l’ingresso in classe fosse perentorio – prosegue Dindalini – poi una nota del ministero dell’Istruzione ha spiegato che è una scelta facoltativa degli istituti, in base a comprovate esigenze di contenimento degli assembramenti. Siamo in attesa di istruzioni, per ora non abbiamo nessuna comunicazione diversa rispetto a quello che sono le prescrizioni alle quali ci siamo attenuti finora».

La questione aperta è chi deve decidere sul tema, il Dpcm parla genericamente di autorità locali: «Non è mia competenza ma credo che debba essere la prefettura a indicare le situazioni più pericolose per il contagio – riflette il presidente dell’azienda di trasporto della Toscana meridionale – fino a oggi le decisioni sovracomunali sono state coordinate dal prefetto, credo che anche in questo ambito ci si dovrebbe muovere con questa logica».

Nel frattempo il trasporto pubblico resta nella percentuale prevista dalla decretazione d’urgenza: l’80 per cento dei posti. «Una quota che i nostri mezzi riescono a far rispettare senza troppi problemi, grazie anche all’aggiunta di alcuni bus turistici negli orari di punta. Nonostante la sensazione di affollamento, non abbiamo mai registrato uno sforamento rispetto ai numeri prescritti dall’esecutivo», assicura Dindalini. Il mondo dei trasporti e della scuola resta sotto stretta osservazione.

Tanto che anche il neo presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha chiesto di porre l’attenzione sul trasporto pubblico: «È il luogo di maggiore contagio, dove si creano gli assembramenti e vediamo troppo spesso questi autobus stracarichi – ha detto Giani – l’idea è quella dello scaglionamento dell’orario scolastico, naturalmente non possiamo farlo a livello regionale.

Nella riunione in cui era presente, oltre che i governatori delle Regioni, anche il ministro Francesco Boccia, io ho chiesto di agire affinché la pubblica istruzione dia disposizioni perché l’ingresso e l’uscita da scuola sia più scaglionata. Dobbiamo lavorare sui trasporti pubblici perché magari vi possa essere un ingresso alle 7.30 uno alle 8, uno alle 8.30 e uno alle 9, perché vi possano essere delle attività pomeridiane, insomma si possa scaglionare per garantire l’accesso in presenza nelle scuole».