di Alberto Pierini Il cielo in una cassa. Una cassa azzurra con alcune nuvole stilizzate: sorta di liberazione dalla gabbia della malattia che per anni gli aveva impedito di volare. "Ma ha lottato per vivere: non si è mai arreso, è la cosa che apprezzavo di più". Don Alvaro Bardelli racconta Walter con la solita pacatezza: lui, Walter De Benedetto, in balìa di una malattia degenerativa che lo aveva inchiodato ad una carrozzina. Stavolta arriva in braccio agli amici, dentro quella cassa color cielo. "Avevo avuto il presentimento della sua morte nell’ultimo sms che mi ha mandato". Stefano Nocenti, prima di salire al microfono per leggere la spallata-testamento di Walter, fa già fatica a trattenere le lacrime. Lo vedi in un angolo della chiesa, provato, poi nella prima panca ad aspettare il proprio turno. Poi si confida fuori. "Pochi giorni fa il suo ultimo messaggio: Dio ti benedica, si chiudeva così". Una carezza, l’ultima carezza. "Me l’aveva detto tante volte quando ci vedevamo ma non me l’aveva mai scritto". Piccoli segni, in quella chiesa di Olmo allagata dal sole. Il parcheggio a fianco piano piano si riempie, perfino di auto blu con il lampeggiante. "Preferisco n on fare dichiarazioni" dice con garbo la ministra Fabiana Didone, titolare nel governo Draghi delle politiche giovanili. Insistendo appena aggiunge una cosa sola. "Sono voluta venire da Roma per la persona che era". In chiesa si siede di fianco a Enzo Brogi, presidente del Corecom e amico di Walter: lo aveva scoperto nel giorno più surreale, quello nel quale era stato accusato di essere un pusher. Lui, capace di spiazzare tutti perfino da morto ma anche praticamente paralizzato. Un pusher perché in giardino aveva delle piantine di marijuana che gli servivano a lenire il dolore. "Era un uomo che amava gli animali, gli amici, le ...
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