Assalto con la ruspa: vicino ucciso, l'autopsia. "Quattro spari hanno colpito Dodoli"

La tragedia alle porte di Arezzo: i primi risultati dell’esame che si è svolto all'ospedale di Siena

Arezzo, 14 gennaio 2023 - Tre spari all’addome, uno alla spalla come a voler fermare la mano che stava tentando di buttargli giù la casa azionando la benna. Sono i primi risultati dell’autopsia che si è svolta ieri alle Scotte di Siena sul corpo di Gezim Dodoli, l’albanese di 58 anni ucciso con quattro colpi di carabina andati a segno da Sandro Mugnai alla vigilia della Befana in una casa colonica di San Polo. Mugnai, anche in base all’autopsia, ha rivolto a terra il primo colpo della sua carabina da caccia al cinghiale tentando di dissuadere Dodoli dal continuare nella sua opera di distruzione della finestra, della porta di casa e del tetto.

Per i risultati definitivi dell’esame di medicina legale occorreranno almeno tre mesi: dopodomani sarà invece eseguita la perizia balistica sulla carabina per la caccia al cinghiale con cui Mugnai ha sparato. L’esame è stato assegnato dalla procura di Arezzo al Racis dei carabinieri di Roma.

Sandro Mugnai all’uscita dal carcere di San Benedetto con il figlio
Sandro Mugnai all’uscita dal carcere di San Benedetto con il figlio

Nei giorni scorsi il gip Giulia Soldini aveva rimesso in libertà Sandro Mugnai dopo l’udienza di convalida dell’arresto. Secondo il giudice, Mugnai avrebbe chiaramente agito per legittima difesa e per difendere le sei persone che erano in casa con lui. Avendo Dodoli bloccato tutte le vie d’uscita, sarebbero potute morire nel crollo del tetto e della struttura muraria gravemente danneggiati dalla benna del mezzo meccanico.

I tecnici dei vigili del fuoco hanno accertato l’inagibilità della casa colonica al numero civico 69 di San Polo causato dai ripetuti colpi alla struttura. Una casa che potrebbe anche rimanere inagibile per sempre: saranno ulteriori sopralluoghi tecnici a stabilire se sarà recuperabile. Per questo gli amici di Mugnai hanno lanciato una raccolta fondi per aiutare la famiglia.

Secondo il gip Soldini, Mugnai sparò cinque colpi, di cui uno di avvertimento, per "una insopprimibile esigenza di autotutela". Prima di sparare, da quanto emerge, Mugnai chiamò 112 e il 113 alle 20.29 e alle 20.31 ma, se avesse tardato, visto che Dodoli, 58 anni, stava colpendo l’abitazione con la benna dell’escavatore, avrebbe messo a repentaglio la vita della sua famiglia, altre sei persone che erano con lui in casa a festeggiare l’Epifania. Il pm Laura Taddei, a cui torneranno le carte, dovrà ora decidere, dopo ulteriori perizie balistiche, se chiedere l’archiviazione per legittima difesa oppure andare avanti nell’inchiesta per omicidio volontario o valutando l’eccesso di legittima difesa.

L’amicizia tra Dodoli e i Mugnai si era rotta ma tutti i testimoni ascoltati hanno parlato di piccoli litigi legati a cattivi odori provenienti dalle tubazioni, musica alta per la quale un mese fa c’era scappata una chiamata alle forze dell’ordine e altre questioni legate ai terreni confinanti, insomma nulla di particolarmente grave. Ma soprattutto nulla che lasciasse presagire un simile epilogo. Ieri sera, come avrebbe confermato anche uno dei due figli di Mugnai, non era successo niente di particolare.

Federico D’Ascoli