Economia e sicurezza lanciano la qualità della vita: guadagnate 15 posizioni

Arezzo torna al 33esimo come nel 2017, vicini al nord: quinti nella regione. La classifica di Italia Oggi ci vedeva ventesimi nel 2018 e primi nel 2003

Migration

Un selfie oltre la pandemia. La foto di una delle classifiche che a fine anno delineano la qualità della vita: e che stavolta vede la nostra provincia in risalita. E in risalita netta. Nella graduatoria di Italia Oggi e dell’Università La Sapienza di Roma avanziamo al gradino numero 33. Un anno fa eravamo al 48° posto, quindi il balzo è di quindici posizioni. Un livello che ci porta nella seconda fascia delle province italiane. Subito sotto la top 26, quella che guida saldamente la classifica. E quindi a ridosso del grande nord.

Perchè è una graduatoria che stavolta come non mai scava un abisso tra le due Italie. Letta al contrario potremmo spacciarci come la provincia sotto la "cortina" dove si vive meglio. Se solo a rimetterci in discussione non ci fosse mezza Toscana. Malgrado l’escalation, nel Granducato restiamo al quinto posto. Lontanissimi da Firenze, che addirittura nel suo anno "orribile" si insedia al sesto posto assoluto.

E lontani da Siena, dodicesima e poco dopo la top ten. Non solo, davanti a noi c’è non solo Pisa, come storicamente avviene quasi sempre, ma anche Grosseto, sia pur di due sole posizioni: fanalino di coda della Toscana del sud? Sì ma questo non appanna un miglioramento che solo oggi potremo misurare fino in fondo. La classifica si muove infatti su nove binari diversi: affari e lavoro, ambiente, disagio sociale e personale, istruzione formazione capitale umano, popolazione, reddito e ricchezza, sicurezza, sistema salute e tempo libero. Un anno fa a tenerci inchiodati poco sopra la mezza classifica erano stati soprattutto la diffusione della droga sul territorio e il solito punto dolente: la fatica infinita legata alla raccolta differenziata.

Maluccio allora anche la sanità, mentre brillavamo nei nostri usuali cavalli di battaglia: il consumo idrico, il turismo verde, buona parte del tempo libero e gli indicatori economici, anche se con qualche "stecca" qua e là. Stavolta è chiaro che il quadro diventa un termometro formidabile di "resilienza", la reazione alla pandemia e al lockdown. Lì dove i fattori economici già ci premiano, ad esempio sul fronte delle esportazioni, ora arriva una prima conferma dalle graduatorie di fine anno.

E in quella che in passato ci aveva lanciato più di tutte. Nel 2003 eravamo addirittura in testa, una medaglia da far impallidire quelle dei cento metri o dell’alto alle Olimpiadi. Da allora la situazione si era decisamente complicata, anche se senza mai scivolare oltre la metà della graduatoria: quindi, per dirla con il calcio, nella parte sinistra della classifica. Ma le nostre soddisfazioni sono anche più recenti. In testa il ventesimo posto nel 2018, anche se seguito immediatamente l’anno dopo dal passo del gambero: fino a quel gradino 33 che allora era una retrocessione e oggi ha il sapore della riscossa.

Un "premio" da rimettere in palio subito: tra un anno, quando sarà anche il momento di scattare il selfie definitivo sulla pandemia. Sarà almeno allora per sempre alle spalle?

Alberto Pierini