Il presidente della Provincia Alessandro Polcri, oggi al vertice con il centrodestra

di Lucia Bigozzi    La prima parola che gira nelle stanze del centrodestra nel giorno del faccia a faccia con Polcri, è "chiarimento". Passaggio indispensabile, come un guado da attraversare per decidere se stare di qua o di là dalla sponda del fiume. Il centrodestra vuole misurare le intenzioni (politiche) del presidente della Provincia e per farlo ha detto sì all’incontro ma con un "pacchetto" di riserve da sciogliere solo dopochè l’inquilino di Palazzo dei Grandi avrà "chiarito" - per l’appunto - come intende condurre l’azione di governo e sopratutto con chi. Il punto di caduta, non scontato assicurano nelle retrovie dei militanti più recalcitranti, sta nello schema con cui Polcri intende affrontare il mandato. In altre parole: se al chiarimento farà seguire la proposta del modello di governo con cui il centrodestra ha vinto le elezioni nel 2019 (presidente Chiassai) e nel 2021 (maggioranza in consiglio provinciale); oppure se punterà il misurino della bilancia su una formula "aperta" magari con maggioranze a geometrie variabili sui singoli progetti. Opzione, quest’ultima che il centrodestra non è disposto nemmeno ad ascoltare, assicurano dai partiti, mentre il dialogo "può e deve muovere solo dopo che Polcri avrà dimostrato di essere di centrodestra". La linea della coalizione che oggi porta al tavolo convocato dal sindaco Alessandro Ghinelli, i segretari provinciali di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, gli esponenti delle liste civiche e i sindaci, è chiara: disponibilità all’ascolto, rigore nelle valutazioni che seguiranno. Non è un passaggio automatico perchè "Polcri ha ferito il centrodestra, si è voluto imporre e ora deve farsi amare ma per farlo non bastano le parole" dice un esponente della coalizione che mantiene alto il coefficiente di diffidenza e usa l’immagine del marito che dopo aver tradito la moiglie vuole riconquistarla. L’apertura di Polcri alla coalizione con cui ha consumato lo strappo della candidatura in chiave anti-Chiassai, è un canale di collegamento ma non la soluzione.  Al netto delle strategie, sul piatto ci sono le deleghe che il presidente dovrà assegnare ai consiglieri provinciali di una maggioranza ancora tutta da costruire. Fino al voto del 18 dicembre, i sei eletti del centrodestra le avevano ricevute dalla presidente Chiassai, ma adesso vanno riassegnate per mettere in moto la macchina del governo del territorio. Il rebus su cosa farà Polcri ruota su questo snodo e, inevitabilmente, coinvolge entrambi gli schieramenti. Da un lato, il centrodestra e i consiglieri (resta da chiarire la posizione del polcriano Del Barba all’interno del gruppo) indisponibili a un governo di larghe intese e, in quel caso, pronti "a un’opposizione durissima" è la promessa. Dall’altro, il centrosinistra in attesa di capire cosa accadrà.  Dopo aver sostenuto la corsa di Polcri condividendo il progetto della "casa dei comuni", potrebbe ritrovarsi con il cerino in mano se tra Polcri e il centrodestra dovesse scoppiare un "nuovo sentimento". Di qui il "richiamo" dem all’avvio del mandato senza indugi. Una cosa è certa: il vertice di oggi segna uno spartiacque. O di qua o di là.

Cronaca

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 di Lucia Bigozzi
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La prima parola che gira nelle stanze del centrodestra nel giorno del faccia a faccia con Polcri, è "chiarimento". Passaggio indispensabile, come un guado da attraversare per decidere se stare di qua o di là dalla sponda del fiume. Il centrodestra vuole misurare le intenzioni (politiche) del presidente della Provincia e per farlo ha detto sì all’incontro ma con un "pacchetto" di riserve da sciogliere solo dopochè l’inquilino di Palazzo dei Grandi avrà "chiarito" - per l’appunto - come intende condurre l’azione di governo e sopratutto con chi. Il punto di caduta, non scontato assicurano nelle retrovie dei militanti più recalcitranti, sta nello schema con cui Polcri intende affrontare il mandato. In altre parole: se al chiarimento farà seguire la proposta del modello di governo con cui il centrodestra ha vinto le elezioni nel 2019 (presidente Chiassai) e nel 2021 (maggioranza in consiglio provinciale); oppure se punterà il misurino della bilancia su una formula "aperta" magari con maggioranze a geometrie variabili sui singoli progetti.
Opzione, quest’ultima che il centrodestra non è disposto nemmeno ad ascoltare, assicurano dai partiti, mentre il dialogo "può e deve muovere solo dopo che Polcri avrà dimostrato di essere di centrodestra". La linea della coalizione che oggi porta al tavolo convocato dal sindaco Alessandro Ghinelli, i segretari provinciali di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, gli esponenti delle liste civiche e i sindaci, è chiara: disponibilità all’ascolto, rigore nelle valutazioni che seguiranno. Non è un passaggio automatico perchè "Polcri ha ferito il centrodestra, si è voluto imporre e ora deve farsi amare ma per farlo non bastano le parole" dice un esponente della coalizione che mantiene alto il coefficiente di diffidenza e usa l’immagine del marito che dopo aver tradito la moiglie vuole riconquistarla. L’apertura di Polcri alla coalizione con cui ha consumato lo strappo della candidatura in chiave anti-Chiassai, è un canale di collegamento ma non la soluzione. 
Al netto delle strategie, sul piatto ci sono le deleghe che il presidente dovrà assegnare ai consiglieri provinciali di una maggioranza ancora tutta da costruire. Fino al voto del 18 dicembre, i sei eletti del centrodestra le avevano ricevute dalla presidente Chiassai, ma adesso vanno riassegnate per mettere in moto la macchina del governo del territorio. Il rebus su cosa farà Polcri ruota su questo snodo e, inevitabilmente, coinvolge entrambi gli schieramenti. Da un lato, il centrodestra e i consiglieri (resta da chiarire la posizione del polcriano Del Barba all’interno del gruppo) indisponibili a un governo di larghe intese e, in quel caso, pronti "a un’opposizione durissima" è la promessa. Dall’altro, il centrosinistra in attesa di capire cosa accadrà. 
Dopo aver sostenuto la corsa di Polcri condividendo il progetto della "casa dei comuni", potrebbe ritrovarsi con il cerino in mano se tra Polcri e il centrodestra dovesse scoppiare un "nuovo sentimento". Di qui il "richiamo" dem all’avvio del mandato senza indugi. Una cosa è certa: il vertice di oggi segna uno spartiacque. O di qua o di là.

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