Prezzi: il pane cresce, la pasta vola Allarme fornai sulle materie prime

Tommaso Moretti: "Il problema non sarà mai il reperimento ma le tariffe, la farina è raddoppiata in un anno". La pagnotta salita ma solo del 3,5% in dodici mesi, penne e spaghetti in città del 15% da dicembre a oggi

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di Alberto Pierini

"E facciamo i salti mortali per mantenere i prezzi sotto controllo": Tommaso Moretti di mestiere fa il panificatore. Anzi il fornaio, secondo il termine nobile che spesso amiamo mandare in pensione e che di per sè è un racconto di vita. "Le materie prime del pane sono schizzate verso l’alto: prima le bollette, poi la guerra". Lui, loro presi nel mezzo. Come dire: se vendessimo il pane per quello che ci costa rischierebbe di sparire dalle tavole. E pure gli aumenti ci sono stati. Il pane fresco in un anno è salito del 3,5% nei dati dell’osservatorio comunale. "Ma pensi solo alla farina: in un anno il prezzo è passato da 34 a 65 euro".

Un raddoppio.."Quasi" risponde Moretti, che è anche impegnato nella Confartigianato, con la precisione di chi ogni notte calcola orari, dosi, risultati. Ma è ancora più interessante l’evoluzione interna di questo aumento. "Perché il balzo è stato da 34 a 48 euro prima che scoppiasse la guerra: poi negli ultimi due mesi è passato a 65". L’effetto della guerra.

Anche se qui il grano ucraino abbia pochi clienti, i più trattino il prodotto italiano: o al massimo quello canadese per i prodotti più elaborati, dai panettoni a certi dolci. "E non c’è solo la farina: il burro ad esempio è passato da 5 a 9 euro al chilo, per non dire dei costi di energia o metano, impazziti". E’ il dietro le quinte di uno scontrino.

Che nel caso del pane sale ma resta comunque su un valore medio di circa tre euro al chilo, anche se poi varia secondo la pezzatura: sfiora i 4 euro per pagnottine di tre etti al massimo, oscilla tra 2 e 3 per il classico chilo, a tre per il taglio intermedio fino a 600 grammi. Ma a volare sono altri prezzi.

Ad esempio la pasta: alle ultime rilevazioni di marzo l’aumento era stato del 15% rispetto a due mesi prima, con un valore medio di 1.49 contro 1.31 ma anche punte fino a 3,4 euro.

In ascensore il riso, salito da 1.75 a 1.84 sempre come valore medio ma con picchi fino a 3,59. In salita, neanche a dirlo, la farina di frumento con un +12% da gennaio a marzo. E nella famiglia, tra i prodotti del carrello che il ministero dello sviluppo economico segue passo passo, salgono anche i cerali per la colazione e il pane a fette da 300 grammi. Un’avanzata complessiva, e ora si tratterà di vedere cosa sia successo ad aprile, consolidandosi la guerra e lo squilibrio economico che si è venuto via via creando.

E ora il prolungarsi dell’emergenza comincia a far correre la paura che la produzione possa diminuire, per carenza di materie prime. "No – risponde Moretti dal suo osservatorio – questo rischio non lo vedo: aumenteranno i prezzi ma gli scaffali saranno sempre pieni. A pagare di più saranno i Paesi poveri, lì sì il pane potrebbe mancare". Ed è il piatto per antonomasia: specie nel racconto di un fornaio.