"Preso a male parole per la revisione": chiama il 113, caos alla motorizzazione

Il tecnico è lo stesso che aveva scatenato la protesta delle scuole guida. "Non sento, che dice?": e l'altro perde le staffe. La polizia fa da paciere per telefono

Polizia stradale (Cusa)

Polizia stradale (Cusa)

Arezzo, 16 maggio 2018 - Per una mattina il clima alla motorizzazione di via Setteponti è tornato quello della sciopero delle scuole guida di novembre, quando i maestri del futuri guidatori avevano rifiutato di sottoporre ai test i loro allievi per protesta contro l’esaminatore che, giuravano loro, li prendevano a male parole nel bel mezzo della prova. Stavolta non ci sono di mezzo gli aspiranti alle patenti, ma gli insulti sarebbero volati comunque, col protagonista che è sempre lo stesso: il tecnico trasferito a controllare le revisioni dei veicoli per tacitare la rivolta delle autoscuole.

Alla fine c’entra di mezzo persino il 113, chiamato a far da paciere. Come a dire la solita mattina di ordinario caos perchè sembra proprio che ci sia un addetto incapace di trattenere i propri scatti d’ira, un lupo, per dirla col proverbio, che perde il pelo (forse) ma non il vizio. Comincia tutto di buon’ora quando in via Setteponti si presenta il dipendente di un’azienda di autotrasporto dell’hinterland aretino, versante Valdichiana, con un mezzo di soccorso, un carro attrezzi, da revisionare.

La prima parte fila liscia: ci sono da testare i fumi e ognuno svolge il suo lavoro senza che ci sia niente da obiettare. I problemi arrivano quando si passa alla prova freni. Il conducente si posiziona al volante, il revisore gli dà delle disposizioni che l’altro non sente: troppo rumore dentro il capannone, spiegherà poi, oltretutto il tecnico urla i suoi comandi stando di spalle, il che rende ancor più difficile le comunicazioni.

Il dipendente allora si sporge dallo sportello e chiede lumi, l’altro per tutta risposta, almeno nella versione che dà il suo interlocutore, perde le staffe e comincia a inveire. Non solo frasi sulla presunta sordità di chi riceve gli ordini di manovra ma anche qualche colorita espressione, di quelle che un tempo andavano di moda all’osteria, sulla capacità di comprendonio di chi ascolta.

Eufemismi, insomma, a sottintendere qualche espressione gergale non proprio compresa nel vocabolario dei gentlemen. E non solo: il revisore, ormai fuori dai gangheri, sospende il controllo, rinviandolo a chissà quando. Il conducente non ci sta, chiama il 113 e racconta tutto. Il poliziotto di servizio riesce a gestire la situazione senza inviare una volante, parla prima con l’uno e poi con l’altro finchè ottiene che la revisione venga ripresa e portata a termine. L’esito, ahinoi, sarà negativo: il carro attrezzi viene bocciato.

Ma su questo nessuno eccepisce più di tanto: evidentemente il tecnico aveva le sue ragioni, supportate dai macchinari di controllo. Non c’è insomma chi avanzi il sospetto che sia stata una vendetta per quanto era accaduto. Il vero problema, sottolineano un po’ tutti, è che al centro di questo nuovo caso increscioso c’è sempre lui, l’esaminatore che aveva scatenato in autunno la rivolta delle autoscuole: è un maleducato che offende i candidati alla patente e li mette nelle condizioni di sbagliare, era stata allora la protesta generale di uno sciopero cominciato in Valdarno e poi estesosi anche al capoluogo.

C’era voluta la mediazione del direttore della motorizzazione di Perugia, da cui dipende anche Arezzo, per far rientrare nei ranghe le scuole guida. La promessa era stata di spostare il protagonista in un ruolo meno esposto col pubblico. E infatti l’ex uomo delle patenti era passato alle revisioni. Ma anche lì, lamentano adesso nel mondo dell’autotrasporto, il clima si è ben presto deteriorato per i comportamenti sopra le righe. Fino al caos di ieri mattina. E adesso che succede?