Premio Pieve, il giorno del diario vincitore e di Pupi Avati

Otto "scrittori per caso" si contendono il riconoscimento dell'anno: il regista ospite d'onore e re della piazza. Ecco le storie protagoniste

La giornata finale del Premio Diari (Cristini)

La giornata finale del Premio Diari (Cristini)

Arezzo, 15 settembre 2019 - Che siano I senza storia magari è un luogo comune, ma che rappresentino un modo antitetico di guardare alla storia è sicuro. Dal basso e non dall’alto. Attraverso i diari di protagonisti che non appartengono alla galleria dei grandi personaggi. Eccolo che torna, dumque, il più singolare dei premi letterari italiani, quello che sceglie non i letterati ma gli scrittori per caso che si stagliano nel coro della gente comune.

Il tema è ovviamente il premio Pieve che in questa domenica vivrà la sua grande giornata, con la scelta del vincitore 2019 e anche col riconoscimento speciale della «Città del diario» che va quest’anno a Pupi Avati, 81 anni, ma ancora in piena attività cinematografica, tanto che è appena uscito nelle sale il «Signor Diavolo», tratto da un suo romanzo, un ritorno all’horror delle origini.

L’attesa è tutta per lui e per gli otto finalisti, dei quali una sola, Teresa Pacetti, è ancora viva. Inutile dire che sarà in prima fila ad aspettare il risultato. Classe 1931, romana dei Colli Albani, racconta la sua educazione di rsgazza in camicetta nera, negli anni del consenso del fascismo, e poi la caduta degli idoli della sua infanzia, a cominciare da Mussolini.

Non è l’unica donna, che anzi sono la metà di quelli che sono arrivati in fondo, compresa la M. con cui Adler Ascari ha inviato l’espistolario. Una storia da Amore ai tempi del colera, due persone che si inseguono per tutta la vita per ritrovarsi alla fine in vecchiaia. Ci sono pure la Camilla Restellini perseguitata fino al ricovero in manicomio per il suo essere socialista e paciista, ed Eugenia Dal Bò, figlia del risorgimento che vivrà da protagonista molte tappe della storia d’Italia fino al fascismo.

E gli uomini? Di Ascari abbiamo già detto. Italo Cipolat, invece, racconta la sua avventura di colono nel Congo Belga, mentre Antonio De Rosa ripercorre la sua parabola di emigrante in America. Ci sono infine il sergente della Grande Guerra Cesare Pitoni, che si era inventato una crittografia tutta sua per sfuggire alla censura e descrivere l’orore della trincea con la paura della morte, e Orlando Salimbeni, segretario comunale che raccoglie scrupolosamente i nomi delle vittime delle stragi di guerra dei tedeschi in ritirata sul crinale fra Toscana, Romagna e Marche.

Il sabato è stata invece la giornata dei «35 di noi», la silloge di frammenti di diari che sono stati scelti per celebrare la trentacinquesima edizione del premio, nato nel 1984 per iniziativa di Saverio Tutino. Ne hanno parlato un antropologo come Pietro Clemente e storici quali Antonio Gibelli, Stefano Pivato e Patrizia Gabrielli.

Presentato anche il libro (edito da Terre diMezzo) tratto dal diario vincitore dello scorso anno, «L’inquieto navigare“ del marinaio coraggioso dell’800 Luca Pellegrini. Personaggio alla Conrad, personaggio da Pieve.