Polynt, un operaio su tre in cassa integrazione

Doccia fredda nello stabilimento di San Giovanni. La misura scatterà dal 26 settembre per 81 addetti su 243 e durerà 13 settimane

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L’amministratore delegato del Gruppo Polynt Rosario Valido

di Maria Rosa Di Termine

Che il cielo non fosse sereno sulla Polynt si era capito, ma la comunicazione arrivata ieri mattina dai vertici del gruppo chimico ai sindacati di categoria, alle Rsu e a Confindustria fa addensare sull’azienda di San Giovanni nubi minacciose. La richiesta formale di attivazione della cassa integrazione guadagni ordinaria, motivata dai costi decuplicati della bolletta energetica e dalla mancanza di materie prime e componenti, interesserà ben 81 addetti su 243 in forza allo stabilimento di via del Pruneto e non 15 - 10 interni e 5 esterni - come aveva annunciato agli esponenti sindacali l’amministratore delegato Rosario Valido nell’incontro della scorsa settimana.

Saranno sospesi a zero ore settimanali o lavoreranno ad orario ridotto per un massimo di 13 settimane dal 26 settembre al 24 dicembre. Cifre ben diverse da quelle attese e che fanno salire la preoccupazione ai livelli di guardia anche per il sito produttivo di Scanzorosciate, in provincia di Bergamo, l’altro polo interessato dalla contrazione di costi. Qui si era parlato di un ricorso all’ammortizzatore sociale per alcune decine di dipendenti sui circa 450 e ora la cifra è lievitata a 199. "Siamo rimasti a dir poco sorpresi per numeri quintuplicati - ha commentato Elisa Calori, funzionaria della Filctem Cgil di Arezzo - che non coincidono affatto con quanto ci era stato prospettato. Non sono stati condivisi e li abbiamo appresi soltanto via Pec dalla dirigenza aziendale. Ora cercheremo di capire meglio i motivi dell’impennata e ci muoveremo di conseguenza". L’ipotesi che circola, tutta da confermare, è che Polynt abbia indicato un numero così elevato di lavoratori in maniera cautelativa e in previsione di un peggioramento dello scenario in assenza di interventi esterni per calmierare i prezzi di energia e materiali. "Al momento sono solo voci, che attendono di essere confermate dalla proprietà. Di certo – ha proseguito Calori – nei prossimi incontri, già programmati tra il 21 e il 22 settembre, chiederemo le motivazioni di un simile incremento. In quella sede solleciteremo inoltre l’attuazione di tutte le misure necessarie a contenere la perdita di salario, consistente, per le maestranze interessate dal provvedimento. Peraltro ci avevano assicurato che la cassa sarebbe stata preceduta da un meccanismo di azzeramento delle ferie accumulate e avrebbe avuto inizio a ottobre, invece si parte subito. Insomma, alcuni dati non collimano e occorrono chiarimenti".

La notizia ha creato apprensione nella comunità sangiovannese già alle prese con la crisi della storica vetreria Ivv.