Podere Rota, in campo scende la Provincia

L’ente, dopo la recente relazione di Arpat, chiede di "diffidare Csai per la possibile contaminazione delle acque"

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La Provincia di Arezzo interviene sul progetto di ampliamento della discarica di Podere Rota e, alla luce della recente relazione di Arpat, chiede di "diffidare Csai per la possibile contaminazione delle acque". "L’Arpat, nel rapporto che abbiamo ricevuto il 22 marzo – ha precisato la presidente Silvia Chiassai Martini – ha ribadito il superamento della soglia di potenziale contaminazione delle falde nell’area della discarica, rigettando la versione di Csai per cui la presenza di elementi inquinanti nelle acque come cloruri, solfati, ammoniaca e arsenico, non sarebbero riconducibili all’attività dell’impianto, ma alla "sussistenza di un fondo naturale". "Csai, infatti – ha aggiunto Chiassai – non ha mai adempiuto alla notifica di alcuna responsabilità per il superamento di quei valori e conseguentemente Arpat ha inserito Podere Rota tra i siti interessati da processo di bonifica". Chiassai si è detta molto preoccupata per gli scenari ambientali presentati e ha spiegato di non essere disposta a restare ferma rispetto agli obblighi di legge che Arpat chiede.

"Per questo mi sono rivolta alla Regione per conoscere in tempi celeri, se il potere di diffidare con un’ordinanza Csai come responsabile della probabile contaminazione, risulti una prerogativa della Regione o della Provincia, anche a seguito della sentenza della Corte costituzionale che, in materia di rifiuti, attribuisce alle Province le competenze di controllo e di verifica degli interventi di bonifica – ha detto – Un parere importante anche ai fini dell’interruzione del Procedimento Autorizzatorio, in quanto prima dovrebbero essere superate tutte le criticità accertate facendo verifiche specifiche su le cause dell’inquinamento del suolo e poi procedere alle operazioni di bonifica".

Marco Corsi