Pnnr, Vasarri: "Un'occasione di sviluppo per il paese"

Un fondo venti volte più grande del solito e di usarlo in un periodo di tempo che è quasi la metà del periodo ordinario di amministrazione dei soldi europei

L'incontro

L'incontro

Arezzo, 2 maggio 2022 - “Grazie al PNRR abbiamo la possibilità di migliorarci come comuni e come Paese, senza scuse. La maggior parte dell’attuazione dei progetti ricade sugli enti territoriali, ma i piccoli comuni non hanno le competenze adatte a gestire autonomamente i fondi del PNRR e per questo saranno aiutati. A breve sarà disponibile un sito dove saranno pubblicati i bandi e dove sarà possibile reclutare uno dei 550 esperti del team che, sia da remoto sia in loco, porterà i comuni dalle fasi di partecipazione al bando alla fase di progettazione e realizzazione”.

Sono queste le parole di Sergio Vasarri, l’esperto di politiche pubbliche e consulente della Presidenza del Consiglio dei ministri, che è stato ospite di un incontro venerdì, nell’innovativa e giovane sede di Officina Agile in zona Saione, sull’attualissimo tema “PNRR: un'occasione di sviluppo per il paese”. Il Piano nazionale di ripresa europeo, approvato nel 2021 per rilanciare l’economia a seguito dell’emergenza pandemica, è un’opportunità anche nel piccolo, a livello locale, nei nostri stessi comuni, ma uno dei vincoli del sistema è proprio la capacità amministrativa: “C’è bisogno di supporto di capacità e di competenze soprattutto nelle amministrazioni centrali, nei ministeri. La pubblica amministrazione senza dubbio deve fare un salto di qualità e accelerare i tempi in quanto si sa, è una macchina che è sempre stata abbastanza lenta”, continua Vasarri.

“Ci sono tantissimi soldi, come gestirli?  E’ necessario forzare la macchina amministrativa fino all’estremo oppure badare meno ai controlli con il rischio di sfociare nell’illegalità?” “Dobbiamo assolutamente evitare la seconda ipotesi e prevenire l’illegalità,  mentre invece dobbiamo spronare l’investimento corretto e redditizio”.

Il PNRR è forse il fondo più cospicuo europeo di tutti i tempi, una grande opportunità per la ripartenza ma che necessita di chiarimenti e spiegazioni ulteriori per poterne usufruire a pieno. Secondo Vasarri non è solo un programma creato a contrasto della situazione emergenziale causata dalla pandemia, ma “che mira a colmare i problemi strutturali del paese, anche quelli sociali acuiti dalla pandemia ma non generati da questa. Ad esempio, la disoccupazione femminile, i divari territoriali, la costruzione di asili nido, problemi già presenti da tempo”. C’è chi parla di piano Marshall, in ogni caso è un’opportunità da sfruttare a pieno per “fare il giusto salto di qualità”, continua Vasarri. Ma siamo in ritardo con l’attuazione? “Sostanzialmente no: di 527 obiettivi, i primi 51 sono stati già raggiunti. Abbiamo lavorato sulla carta ma da ora e fino al 2026 entreremo nel vivo dell'attuazione del programma”.

Altro tema caldo è la tempistica stringente: i fondi del Pnrr, infatti, devono essere impiegati entro il 2026 “Stabilire tempi contingentati con il rispetto di indicatori finali e di medio periodo è fondamentale. Si tratta di gestire un fondo venti volte più grande del solito e di usarlo in un periodo di tempo che è quasi la metà del periodo ordinario di amministrazione dei soldi europei. Di questi soldi, 70 miliardi sono di commissioni e 122 miliardi di prestiti. I primi sono a fondo perduto e non devono essere restituiti, gli altri sì, sebbene con agevolazioni sui tassi di interesse e i tempi di restituzione e questo sarà il grande debito che lasceremo alle generazioni future”.

Ma come fare a restituire un prestito così grande? “I progetti che saranno attuati con questo fondo dovranno generare valore e contribuire a creare uno sviluppo che permetterà di restituire i soldi”. Un occhio di riguardo ai giovani: “C’è l’opportunità che la “fuga di cervelli”, delle grandi menti italiane possa rientrare in Italia sulla spinta di questi anni in cui la ricerca e l’innovazione diventano materiale essenziale anche grazie ai fondi del PNRR?” “Questi interventi dovrebbero garantire l’aumento del Pil e l’occupazione giovanile. L’auspicio è creare un’Europa rivolta soprattutto ai giovani e adatta alle loro esigenze”.