Piter, la Cassazione non fa sconti: 14 anni. La famiglia di Katia: "Bene così"

Condanna definitiva per l'assassino del fiume. L'avvocato dei Dell'Omarino: "Riconosciute le nostre ragioni". Dal sesso al diverbio sul pagamento alla morte

L'arresto di Polverini

L'arresto di Polverini

Arezzo, 30 gennaio 2020 - Non fa sconti la Cassazione che conferma in toto la sentenza di appello: 14 anni di condanna a Piter Polverini per l’assassinio di Katia Dell’Omarino. Il chiodo sul caso giudiziario arriva intorno alle 19 di sera, l’ora in cui si spengono le speranze del giovane di Sansepolcro di vedersi ulteriormente limare la pena, dopo il ritocco della corte di appello che aveva ridotto di due anni il giudizio di primo grado.

Soddisfatta Anna Boncompagni, l’avvocato che assisteva i familiari di Katia, «riconosciute le nostre ragioni» ha commentato all’esito della Suprema Corte che ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa di Polverini. L’appello del novembre 2018, quando Piter era già in carcere da un paio d’anni, aveva portato a un addolcimento della pena in seguito al riconoscimento delle attenuanti generiche, quelle facenti capo all’articolo 62 bis del codice penale: lo status di incensurato, il ravvedimento dell’individuo e il comportamento da detenuto.

Il giovane ex impiegato della Snai di Arezzo, che si trova attualmente nel carcere di Orvieto, è reo confesso dell’omicidio di Katia Dell’Omarino. Il corpo della quarantenne di Sansepolcro venne ritrovato nella mattinata del 12 luglio 2016 sul greto del torrente Afra, nelle vicinanze del ponte San Francesco e a un chilometro di distanza dal centro urbano di Sansepolcro. Il delitto era avvenuto nel corso della nottata nella quale i due avevano avuto un rapporto sessuale.

Il litigio era nato per un pugno di spiccioli, in quanto Katia avrebbe preteso, alcuni euro in più rispetto alla somma precedentemente pattuita: questa almeno era stata la ricostruzione di Polverini. La situazione era poi denegerata e Piter aveva afferrato un martello per colpire a più riprese la vittima, trovata con il volto sfigurato da colpi selvaggi.

A due mesi di distanza dal delitto e dopo accuratissime indagini durante le quali erano stati ascoltati numerosi testimoni, il caso venne risolto. Era il 16 settembre 2016 e i carabinieri di Sansepolcro, con in mano le prove che inchiodavano Piter, attesero il giovane di primo mattino all’uscita della sua abitazione di San Giustino Umbro per arrestarlo.

In giudizio Polverini è stato assistito dagli avvocati Piero Melani Graverini e Mario Cherubini.