"Piero patrimonio Unesco? Manca la volontà"

Luigia Besi Fanfani, presidente del centro aretino: "Ci vorrebbe sinergia, dal sindaco in giù. La città prenda esempio da Bologna"

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di Silvia Bardi

"Abbiamo un territorio meraviglioso, ricchissimo dal punto di vista storico, culturale, artistico.Una candidatura Unesco ce la meritiamo in modo assoluto. Ma c’è un grosso però, serve che tutti lavorino fortemente e si sentano motivati e soprattutto tutti uniti in una vera macchina da guerra". Luigia Besi Fanfani, presidente del centro Unesco per Arezzo, non ha dubbi sulle potenzialità aretine con il ciclo degli affreschi di Piero fino a Monterchi e Sansepolcro. Ma ha dubbi sulla reale volontà di lavorare per questo obiettivo.

"La nomina a sito Unesco non arriva dall’alto all’improvviso. E’ il frutto di un convinto lavoro collettivo, di una sinergia che secondo me manca negli aretini. Non mancano le persone in grado di farlo, manca una reale volontà. Ed è un lavoro a lunga scadenza. Forse questo scoraggia chi vorrebbe un risultato subito per lasciare il segno. In progetti come questo bisogna uscire dall’individualismo, dal proprio orticello e guardare all’interesse collettivo".

Quale potrebbe essere la nostra macchina da guerra?

"Il sindaco in primis, la Fondazione Guido d’Arezzo, le associazioni culturali, il consiglio comunale, le forze politiche, la Provincia, la Regione, la Soprintendenza, i Comuni coinvolti, l’Università, uniti in un abbraccio fortissimo e con personaggi del mondo della cultura a fare da testimonial. E’ necessario un comitato tecnico che sappia redigere correttamente la domanda, che passa prima per il Ministero, e un progetto fatto bene".

Un tentativo era già stato fatto.

"Sì, era tra il 2012 e il 2013, fu candidata la Cappella Bacci, la presidente Unesco era Luisa Casillo Festa, passò notte e giorno saltando anche le vacanze estive per lavorare al progetto. Era piena di entusiasmo ma fu freddata subito. Il primo ostacolo fu la Soprintendenza, che si mosse con poca motivazione e con frettolosità, la domanda si stoppò subito al Ministero, non fu ritenuta adeguata. Ho il sospetto che si volessero spingere le fiorentine Ville Medicee, che infatti ottennero il riconoscimento. Ma la stessa Arezzo non ci ha creduto abbastanza. Se dovessimo ricandidarci va proposto l’itinerario pierfrancescano".

Cosa comporta essere un sito Unesco?

"Comporta limiti ben precisi come per i centri storici di Siena o Firenze, vuol dire controlli severi, e per certi amministratori può essere scomodo. Voi avete scritto che gli aretini sono neghittosi, lo credo anch’io, credo che sia sempre mancato interesse ed entusiasmo. Vorrei sapere quanti conoscono Piero".

Come ha fatto Bologna con i suoi portici?

"C’è stata una grande volontà politica e culturale, hanno puntato su elemento caratterizzante. Ma anche a noi gli elementi caratterizzanti non ci mancano".