"Piero era speciale" sussurra la moglie. Chi erano le vittime. Le telefonate di Toninelli

Toninelli ha chiamato i familiari dei due impiegati morti. Filippo, tanti anni alla Soprintendenza. La sorpresa del Vescovo alle famiglie. Dolore all'Itis e a Sant'Andrea

Piero Bruni

Piero Bruni

Arezzo, 21 settembre 2018 - «E’ un uomo speciale, io so che lascia un segno profondo».Monica, la moglie di Piero Bruni, parla al presente perché per lei quell’uomo è sempre lì, al suo fianco. Coraggiosa fino allo stremo, quasi protegge lei per prima chi le scoppia a piangere davanti. Al suo fianco i figli: uno, Simone, è andato a prenderlo a scuola, fa il quarto anno al Tecnico Industriale. L’altro, Matteo, ha 21 anni e ha già raccolto l’abbraccio di Sant’Andrea, quartiere nel quale è uno dei giostratori emergenti. Aspettano di riabbracciare il babbo, il cui corpo è però al momento a disposizione della magistratura in vista dell’autopsia.

Il suo come quello di Filippo Bagni, l’altra vittima di questa tragedia sconvolgente e surreale. Lì, nel cuore dell’archivio di stato, tutti e due strappati via da una nuvola di gas che non gli ha dato scampo. Non lo ha dato a Piero, da vent’anni al lavoro tra i grandi manoscritti della storia aretina, dopo aver lavorato alle poste e poi alle ferrovie. Un appassionato di storia quasi istintivo, la divorava anche fuori dal lavoro, dove del resto seguiva soprattutto la parte contabile.

Non ha dato scampo a Filippo: tra quei libri c’era atterrato solo da pochi anni. In precedenza era stato a lungo in Soprintendenza, dove tutti lo ricordano con affetto e stima. Un uomo generoso. «Sono convinto che a tradirlo sua stata proprio la sua generosità, è corso lì dove ha trovato la morte» racconta un amico ancora sconvolto dalla notizia. La moglie Anna lavora in uno studio commercialista, la figlia Jessica, il cui compagno di vita è di Castiglion Fibocchi, fa uno stage da Sugar: lì, cento metri sotto il lavoro del babbo, era nel negozio quando l’ambulanza si è lanciata disperatamente verso l’ospedale, dove ad accompagnarla è andata una collega.

Viveva A Santa Firmina, un altro paese in lutto, un po’ come la parrocchia di San Pietro e Paolo, quella della quale Piero era l’anima. «Era al mio fianco da anni, è uno degli uomini più generosi che abbia mai conosciuto» racconta don IvanMarconi, il parroco, o forse sarebbe meglio dire il padre di questa comunità. Lo aveva nominato ministro straordinario per l’eucarestia.

E il Vescovo Riccardo Fontana con delicatezza ieri è andato a rendere omaggio alle due vittime: ha bussato alle porte di casa, si è immerso per qualche minuto nel dolore ma anche nell’affetto di una famiglia colpita al cuore. Generosità: il filo rosso che unisce queste due figure. Filippo ai tempi della Soprintendenza, ci dicono, era il primo a farsi sotto anche per gli incarichi più semplici. Innamorato dello sport, che praticava volentieri.

Piero era la pacatezza fatta persona. Innamorato della sua parrocchia, innamorato della montagna: fino all’ultima vacanza in Trentino, di poche settimane fa. Ti guardava sotto gli occhiali, mite e profondissimo: pronto a riconoscere ma insieme anche a smussare qualunque problema, e capisci come mai sia stato per anni un uomo del sindacato e della Cisl.

In serata è arrivata anche la telefonata dal Governo del ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli, per fare le condoglianze a Monica e ad Anna, dopo la morte dei loro mariti. Piero ha una sorella, è suora a Reggio Calabria, tra le piccole sorelle dell’Immacolata.

E’ qui ad Arezzo solo da poche ore e tra le quattro pareti di quella casa ferita anche questo suona come un segno positivo. Anche questo ti spinge a parlare al presente di chi lascia un segno profondo. E mai e poi mai crederanno che non ci sia più.