Piazzola crollata sulla E45: primo processo a tre dirigenti Anas

E’ il caso del cedimento a Pieve Santo Stefano di due anni fa: «Disastro colposo». Ignorate le crepe apparse in zona quattro anni prima?

Piazzola franata

Piazzola franata

Arezzo 19 febbraio 2020 - Si farà, per la prima volta, un processo sulla E45 e sulle disastrose condizioni in cui si trova (anche se adesso i cantieri di potenziamento sono già aperti) la superstrada degli scandali. Si farà e ne saranno protagonisti, come imputati, i dirigenti dell’Anas, compartimento di Firenze, che si occupavano della manutenzione sulla grande arteria.

Lo ha deciso il Gup Angela Avila che ha rinviato a giudizio l’ingegner Antonio Scalamandrè, responsabile d’area, Rocco Oliverio, capocentro, e Massimo Pinelli, caponucleo, tutti accusati per il crollo della piazzola fra le uscite di Pieve Santo Stefano nord e sud che venne giù nella notte fra l’11 e il 12 febbraio del 2018. Devono rispondere di disastro colposo.

Le immagini di allora dicono molto più delle parole: una specie di maxi-faglia sull’asfalto, come se ci fosse stata una scossa di terremoto. La mattina del 12 febbraio gli automobilisti la superstrada se la ritrovarono così, devastata su un lato dalla frana. E furono appunto le foto del crollo a far scattare l’intervento della procura, con il procuratore capo Roberto Rossi che dispose il sequestro dell’area interessata, iscrivendo successivamente i dirigenti dell’Anas nel registro degli indagati.

Il resto lo fecero gli utenti della E45, raccolti nel profilo Facebook «Vergogna E45». Fu lì che apparve un’altra foto emblematica, risalente addirittura al 2011, nella quale erano già evidenti delle crepe, le stesse, secondo l’accusa, che portarono poi al cedimento, ma che sarebbero state ignorate per anni dall’Anas. Il processo, davanti al giudice monocratico, si aprirà il 20 aprile, con pubblico ministero lo stesso Rossi che ieri ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio, nonostante l’avvocato dei tre, Daiana Bernardini si sia battuta fino in fondo per il non luogo a procedere.

Sarà inevitabilmente un giudizio riguardante un fatto circoscritto, il rovinoso crollo appunto, ma intanto è un primo punto fermo per le numerose inchieste giudiziarie che hanno interessato la superstrada, la più clamorosa delle quali portò nel gennaio 2019 al sequestro del viadotto Puleto e all’interruzione della circolazione nord-sud lunga la E45, col traffico deviato lungo altre diretttrici, dall’Autosole fino all’Autostrada Adriatica.

In quel caso, dopo la restituzione del ponte all’Anas, lo scorso ottobre, siamo ancora nel pieno delle indagini preliminari, che vedono coinvolti gli stessi tre della piazzola di Pieve Santo Stefano più il capocantoniere. Il Gip Piergiorgio Ponticelli ha infatti non solo affidato al professor Claudio Modena la superperizia che ha portato al dissequestro, ma anche un supplemento di perizia per stabilire quali fossero le condizioni di rischio del viadotto al momento in cui venne chiuso al traffico.

Protagonista un altro docente universitario, il pisano Vincenzo Laudazi. Dai risultati dipenderà l’indagine a carico dei dirigenti dell’Anas. Una prima inchiesta, un vero e proprio j’accuse, sempre del procuratore Roberto Rossi, sulle condizioni desolanti della E45, si è fermata all’avviso di chiusura indagini. Lì il reato contestato era l’attentato alla sicurezza dei trasporti.