La forza della memoria e il coraggio di un uomo che ha servito lo Stato fino in fondo, fino al sacrificio della vita. A venti anni dall’uccisione di Emanuele Petri per mano delle Nuove Br, il profilo del poliziotto ma anche il tratto umano e la famiglia ne raccontano il valore nel romanzo che sabato sarà presentato al Salone del libro di Torino, nello stand della Polizia. "Un poliziotto di nome Lele" si ispira alla vita di Petri ed è stato pubblicato dal Dipartimento di pubblica sicurezza. Raccoglie testimonianze di chi lo conosceva bene, come Ugo Bonelli, poliziotto della questura di Arezzo. Un capitolo che descrive la cronistoria è stato redatto dal giornalista Giovanni Bianconi.
"Il libro è motivo di orgoglio e nella ricorrenza del ventennale il ministero dell’interno ha voluto fortemente questa iniziativa editoriale. Si tratta di un romanzo tratto dalla storia e dalla vita di Emanuele. Parla della sua forte amicizia con un carabiniere rimasto paralizzato: nell’ultimo anno della sua vita, mio marito lo ha assistito con grande dedizione", rivela Alma Petri, la moglie che ha tenuto viva la sua memoria e il suo esempio girando in lungo e in largo l’Italia, incontrando gli studenti per diffondere la cultura della legalità. Un impegno costante e senza sosta per testimoniare valori non negoziabili. Nel libro c’è anche una parte che racconta la loro vita insieme, una coppia unita e l’amore per il figlio Angelo che oggi indossa la divisa del padre. "Ci sono le fotografie di momenti condivisi, tappe importanti del nostro matrimonio e le letere d’amore che Emanuele mi scriveva da Udine quando eravamo fidanzati". Una vita, tante vite tra le pagine di un libro. Alma sabato sarà a Torino, nello stand della Polizia "per presentare il libro insieme a Lamberto Giannini e Ugo Bonelli che ha conosciuto Emanuele e nel libro racconta la sua esperienza".
Il 10 marzo 2003 Emanuele Petri era in servizio sul treno Roma-Firenze insieme ai due colleghi. Quel giorno, apparentemente come tutti gli altri, si trassformò in tragedia quando Petri entrò nello scompartimento dove viaggiavano i capi delle Nuove Brigate Rosse, Nadia Desdemona Lioce e Mario Galesi che aprì il fuoco sui poliziotti colpendo a morte Petri e sua volta finendo ucciso. Ogni anno quel giorno è parte integrante della memoria collettiva, sopratutto dei ragazzi che incontrano Petri nelle parole della moglie e dei colleghi poliziotti.
"Questa iniziativa mi ha fatto molto piacere per Emanuele e mi ha confermato il senso di vicinanza dello Stato che non è mancato mai. Sono davvero contenta, è il corononamento di venti anni di impegno per onorare la memoria di mio marito e trasmettere il suo esempio ai ragazzi", dice Alma che si prepara a raggiungere Torino insieme a Leolpoldo, fratello di Emanuele Petri.
Lucia Bigozzi