Pecorelli, il pm: non c’è stata ricettazione

Nuovi sviluppi sul caso dell’imprenditore ed ex arbitro. Per il giudice il "Conte di Montecristo" non ha fatto sparire le monete di Sovana

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di Fabrizio Paladino

Chiesta l’archiviazione per il reato di ricettazione di monete d’oro e un fascicolo aperto per autocalunnia.

Nuovi e significativi sviluppi giudiziari sul Conte di Montecristo, al secolo Davide Pecorelli, il 46enne imprenditore sangiustinese ed ex arbitro della sezione di Arezzo che, dopo la sua scomparsa per otto mesi in Albania, era rispuntato – da naufrago – vicino all’Isola di Montecristo.

Il pm della Procura di Grosseto ha avanzato la richiesta e ora dovrà essere il giudice per le indagini preliminari Marco Mezzaluna a procedere eventualmente con l’archiviazione della grave accusa nei confronti del Pecorelli.

Restano dunque in piedi i reati di autocalunnia e sostituzione di persona che, comunque, non dovrebbero far tremare l’imprenditore.

Il fascicolo si è pertanto diviso: secondo il pm il "Conte di Montecristo", come ormai viene definito Davide, non c’entra nulla con la sparizione del tesoro di San Mamiliano relativo al furto commesso a Sovana nel 2019 che all’epoca aveva fatto scalpore.

Lo stesso Pecorelli aveva invece ammesso di aver trovato, nelle sue incursioni all’Isola di Montecristo, il famoso tesoro, con tanti di selfie che, a suo dire, lo mostravano – all’interno di un garage mai individuato dalle forze dell’ordine – insieme ad alcuni sacchi pieni di monete d’oro prelevate appunto in varie zone dell’isola e segnalate con dovizia di particolari dall’ex arbitro.

I carabinieri da settembre scorso non hanno ritrovato nessuna moneta: peraltro a inizio di quest’anno i militari di Grosseto avevano effettuato un blitz nell’abitazione del 46enne, a Lama di San Giustino, dove avevano perquisito tutti gli ambienti alla ricerca del presunto tesoro, sequestrando un computer e due cellulari in uso al Pecorelli. Resta ancora da decifrare dunque il racconto fatto dall’imprenditore al suo ritorno dall’Albania ai magistrati perugini.