Parla col "bandito" come con un amico, poi la falsa rapina: 2 denunciati, la barista nega

Indagine lampo della mobile: le riprese delle telecamere mostrano il colloquio confidenziale. "Mi ha minacciato" sostiene lei. Polizia: colpo farlocco in via Romana

Le due figure riprese dalle telecamere di sorveglianza

Le due figure riprese dalle telecamere di sorveglianza

Arezzo, 1° novembre 2018 - Altro che banditi dell’est, altro che rapina violenta nel cuore della notte: si era inventata tutto Maria Senape, la commerciante che aveva raccontato di essere stata assalita e rapinata nel cuore della notte al bar Rosa dei Venti di via Romana. Lei, per la verità, continua a negare, «sono stata minacciata», ma la polizia non ha dubbi. E la Senape è stata denunciata per simulazione di reato, furto aggravato in concorso e calunnia. Stesso provvedimento per un bolognese di 43 anni, domiciliato ad Arezzo, per il quale l’accusa è di furto aggravato e simulazione di reato in concorso.

La storia aveva fatto scalpore. E’ la notte tra il 17 e il 18 ottobre quando via Roma si illumina dei lampeggianti delle ambulanze e delle macchine della polizia. Sono le 4 e dal bar è da poco arrivtao l’allarme: «Mi hanno legato e imbavagliato, accorrete». Poi dirà: «Erano in due, con l’accento dell’est, uno li aspettava fuori». La scena all’interno del locale è quella classica di un assalto alle macchinette mangiasoldi: slot sfasciate, all’interno nessuna monetina. Tutto portato via, più o meno quattromila euro. La Senape viene portata in ospedale, non ha niente, la dimettono subito. A due settimane di distanza ecco la svolta.

Le indagini hanno accertato che quel racconto non stava in piedi. A tradire la donna le telecamere del bar: i presunti rapinatori, aveva detto, le avevano oscurate con lo spray nero. Ma per sua somma sfortuna, la vernice era a poco a poco scivolata dagli obiettivi, consentendo a quel punto la ripresa delle immagini. Così gli agenti della scientifica hanno ricostruito ciò che in effetti era avvenuto nel locale.

Si vede la presunta vittima mentre parla tranquillamente con l’«aggressore» e lo aiuta a coprire con un paravento le slot machine nel caso in cui qualcuno avesse dato un’occhiata dall’esterno. Dalle indagini erano emersi altri fatti anomali. Ad esempio, soltanto i soldi contenuti nelle slot erano stati rubati, non quelli contenuti nella cassa né tantomeno il denaro che si trovava nel borsello della donna. Smascherata, Maria Senape ha cercato di difendersi. Dalle immagini ha riconosciuto un uomo, risultato poi quello che aveva preso parte al furto, e una donna cliente del bar che però è risultata estranea alla vicenda.

Altre 24 ore e la squadra mobile ha chiuso il caso andando a identificare il complice che ha confessato tutto. Il quarantenne bolognese ha raccontato che la falsa rapina era stata organizzata in combutta con la barista e durante una perquisizione ha consegnato agli investigatori gli attrezzi con i quali le slot erano state scassinate. Nella disponibilità della Senape sono stati poi recuperate monetine da uno e due euro per 1639 euro, in parte gettate poco prima nella spazzature e in parte reimmesse in un cambiamonete. Lei si è difesa: «Non c’entro nulla con la rapina, quell’uomo mi ha costretto a non dire niente alla polizia e a tenere in custodia i soldi. E sempre lui mi ha detto di dire che i banditi erano dell’Est».